Regia di Pete Docter vedi scheda film
Dentro una ragazzina americana all’ultimo stadio dell’infanzia, una cinquina di emozioni coordinano la sua vita con affettuosa empatia. Lo spunto di Inside Out è il fulcro di Inside Out, il film americano più importante dell’anno a prescindere dal suo effettivo valore. Più dei capitali Wall-E e Up, Inside Out, non è soltanto quasi l’incontro tra i due (la dimensione fantascientifica e l’intimismo melodrammatico): è un punto d’arrivo nel progetto industriale ed artistico della Pixar, in cui riferimenti, omaggi e citazioni dei precedenti prodotti ricorrono come se appartenessero – com’è, d’altronde – ad un universo post-postmoderno che s’alimenta soprattutto di se stesso. Costruito su progressivi livelli di complessità, farà la gioia degli esegeti del contenutismo nonché degli studiosi di psicologia, ma è anzitutto un tortuoso e teorico racconto di formazione che crea una stravagante empatia tra lo spettatore giovane e il gruppo delle emozioni, tra le emozioni e la bambina e tra la bambina e lo spettatore.
E questa è una chiara e felice scelta di regia dell’esperto Pete Docter (il commovente Up nel curriculum), che connette la visione della fantascienza (le emozioni al lavoro richiamano l’iconografia dei viaggi interstellari) con l’approccio intimista della storia (la Gioia, l’emozione dominante della bambina, deve riconquistare il proprio posto perduto a causa della Tristezza), senza mai dimenticare la vivacità del ritmo e comunque concedendogli una profondità riflessiva assolutamente in coerenza con la narrazione. Il grosso problema, però, risiede nel suo alzare troppo il tiro, nella sua ambizione a tratti affine all’onnipotenza: tuttavia, più che smodatamente ambizioso, è un film umilmente spericolato e sicuro di sé. Alla fine, evitando di svelare il finale, cos’è che resta? Resta l’eterno ritorno dell’invenzione della nostalgia, che è la cifra fondamentale di questo cinema che ha a che fare col meraviglioso, col recupero di un mondo perduto, col mito della facoltà attiva dell’oblio. Come dimenticare la Tristezza, un personaggio bellissimo, oscuro e struggente?
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