Regia di Mario Camerini vedi scheda film
Adriana, sedotta e abbandonata dal conte Diego, è una giovane madre single. Vergognandosi della sua situazione, rifiuta le proposte di Mario, ragioniere e collega di lavoro. Quando Diego torna dalla donna, con l'evidente intento di raggirarla di nuovo, Mario prende le difese di Adriana, che finalmente decide di accettare la corte del collega.
Dieci anni prima lo stesso Mario Camerini aveva diretto un film dal medesimo titolo e dall'identico soggetto. Sul piano politico e sociale qualcosina era cambiato, fra il 1933 e il 1943, ma non troppo e semmai in peggio; dal punto di vista artistico la questione era invece nettamente peggiorata, essendosi ridotte le possibilità di mettere in scena come quelle di andare a vedere spettacoli. Cosa abbia spinto Camerini all'autoremake è difficile a dirsi, ma alla visione ci si può fare un'idea: il budget a disposizione è lievemente aumentato nel secondo progetto e probabilmente anche la maturità stilistica acquisita nel frattempo dal regista può aver avuto un peso in tale scelta. Al centro del cast di questa pellicola troviamo Alida Valli, Gino Cervi e Antonio Centa, con ruoli minori affidati fra gli altri a Ernesto Calindri, Vittorio Duse, Renato Cialente, Jules Berry e Tina Lattanzi; confermati dal cast tecnico del film del 1933 sono invece Ezio Carabella (colonna sonora), Fernando Tropea (montaggio) e Gastone Medin (scenografie). Sui contenuti lacrimevoli e sulla modesta consistenza della trama c'è poco da dire; la sceneggiatura questa volta è firmata da Camerini (anche autore del soggetto) e Sergio Amidei. 3,5/10.
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