Regia di Mario Camerini vedi scheda film
Il fidanzato l'ha imbrogliata e perdipiù il mondo la condanna; ma chi non molla e non si prostituisce trova sempre una via d'uscita.
E' un melodramma ben diretto e interpretato, soprattutto dalle due punte di diamante Alida Valli (bella e calata nella parte) e dal giovane Gino Cervi (il cui volto comunica molte sfumature). Mario Camerini, regista a suo agio nella commedia come nel dramma, dirige con mano ferma e infonde nel film persino una certa tensione, tramite l'interesse che suscita nello spettatore per la sorte dei personaggi. Anche certi dialoghi mi hanno tenuto con il fiato sospeso.
La pellicola ha secondo me solo un difetto, che non so a chi è dovuto: la parte della festa di addio al celibato è visibilmente fuori luogo e sfilacciata, forse messa lì solo per allungare il film di qualche minuto.
I personaggi mi sono sembrati realistici, e avulsi da categorie inquadramenti programmatici, soprattutto nella ripartizione tra positivi e negativi di uomini e donne. L'ex-fidanzato è un viscido opportunista, che neppure si pente né pensa almeno in teoria ad un cambiamento. La sua vita è improntata sull'apparenza, sul comodo e sul calcolo. Ma c'è una sua frase che lo affonda definitivamente, cioè "Adesso che mi sposo potremmo finalmente ricominciare a vederci regolarmente." Lo dice all'amante, non alla moglie, che sposa solo per "sistemarsi".
Il personaggio di Gino Cervi è sfumato tra remissività, paura, dignità, bontà e capacità di riscatto. Di fatto non è mai vile o meschino, e non è neppure il personaggio standard del contabile inetto e patetico. Mi è piaciuta anche sua madre, per la comprensione e la bontà schietta che dimostra verso la ragazza. Alida Valli, dal canto suo, è una credibile sedotta e abbandonata, che però impara dall'esperienza e sa rifiutarsi di vendere la sua dignità. Fanno da contorno l'untuoso caposalone, alcuni ricchi maiali che vorrebbero "gentilezza e disponibilità" dalle ragazze, e alcune ricche dame dedite alla generosità iprocrita. Sullo sfondo, l'ingiusto stigma sociale verso le ragazze madri.
Fu girato chissà come nei periodi più bui della guerra, ma non ne troviamo traccia.
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