Regia di Peter Weir vedi scheda film
Biasimevole polpettone pregno di retorica adolescenziale, dalle frequenti incursioni in profondità nel regno del patetico. L'unica cosa che si può salvare da un film del genere è l'ottima interpretazione di Williams, ma certo le chiacchiere da bar, lo stolido filosofeggiare, le gratuite sentenze che permeano i dialoghi non costituiscono un pregio o un elemento da ricordare. Esistenzialismo ed individualismo a raffica: cosa rimane della società, dei rapporti interpersonali, dell'empatia, della reciproca comprensione e solidarietà? Nulla, solo le velleità espressive contano per il professor Keating ed i suoi alunni. Avessi avuto un prof e dei compagni di scuola del genere, sai che due palle. Chiaramente sul grande pubblico, invece, questo atteggiamento funziona a meraviglia. Noioso, saccente e pretenzioso.
Anni '50, in un college all'antica arriva un professore di letteratura simpatico, disponibile al dialogo con gli studenti ed anticonformista. I ragazzi imparano ad amare la poesia ed uno di loro intraprende la carriera di attore teatrale, contrariando aspramente il padre. Un giorno il ragazzo si suicida proprio con la rivoltella del padre e la scuola fa di tutto per incolpare il professore stravagante, che viene cacciato. Ma i suoi alunni lo hanno sempre nel cuore.
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È veramente una cosa indecorosa, fatta si direbbe per offendere l’intelligenza dello spettatore. Tra le mille brutture, segnalo la scena che precede il suicidio di Neil , quando la madre, esaurito il fumo della sigaretta, esaurisce anche il suo ruolo e si accoda , senza battere ciglio, senza un minimo di empatia verso il disagio del figlio, al risolutivo “andiamo a dormire” del marito (tralascio la scena immediatamente successiva, che, se il doppiaggio italiano corrisponde all’originale, dovrebbe indignare chiunque). Dal disastro generale non salverei neppure Robin Williams (spiace per le note vicende, ma...), il cui insistito, banale, assurdo sorriso nella scena finale mostra tutta la povertà espressiva, e l’immensa distanza che lo separa da Robert Redford, che nove anni prima (Brubaker) , in una situazione analoga, sfoggia invece un’indimenticabile gamma di sfumature e di tensione emotiva (il “misto di pianto almo sorriso”, per dirla come forse non sarebbe spiaciuto alla “setta dei poeti estinti”)
Oggi riscriverei le stesse identiche cose, ma con più diplomazia. Vedo però con piacere di non essere stato l'unico a uscire disturbato dalla visione.
Concordo pienamente. Aggiungo (vivendo all'interno del sistema educativo) che lo ritengo uno dei film più dannosi mai realizzati.
Addirittura dannoso?
Molto dannoso. La preparazione dei giovani alla vita deve certamente sviluppare l’autonomia, ma questo non può avvenire senza la guida di una struttura adulta e responsabile. Le emozioni (il carpe diem) sono importanti, ma non possono diventare l’obiettivo di una vita concentrata sulla movida quotidiana e sulla ricerca dello sballo. La costruzione di una vita individuale piacevole e che merita di essere vissuta non può solo consistere nella soddisfazione spicciola dei propri desideri. Se ci si concentra sullo sviluppo di una carica vitalistica spontanea ed irrazionale, si preparano i giovani a soccombere, un domani, alle delusioni che dovranno incontrare nella società reale.
Non solo la penso (grosso modo) come te, ma - ahimè - mi rendo conto che tutto in questa epoca storica rema contro le tue e le mie idee. L'ottimismo forzato, la soddisfazione personale, l'ostentazione del superfluo, il mancato contenimento delle emozioni, l'esuberanza come valore, l'apparenza sulla sostanza: sono tutti contro di noi. :)
La cosa più “indecorosa” sono recensioni e commenti come questo, ma le opinioni (per fortuna di pochi) sono personali.
Amen
Le tue recensioni sono meravigliose. Ti voglio bene.
E' bello sapere di non essere soli. Grazie della stima (esagerata a mio parere), dà un senso a tutto quel che ho fatto su questo sito.
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