Regia di Peter Weir vedi scheda film
Alla Welton Academy, nel 1959, arriva l’anticonformista professore di letteratura John Keating, che era stato già allievo di quella scuola e reputato idoneo a fare qualunque cosa, il quale ispira i suoi allievi a cogliere sempre l’attimo che la vita ci pone di fronte agli occhi, di non tirarsi mai indietro, di non rinunciare mai ai propri sogni (e di chiamarlo con l’appellativo di “O capitano, mio capitano”).
Attraverso la forza della poesia, l’arte dello zio Walt (Whtiman), i ragazzi capiscono quanto sia necessario in questo mondo capire la potenza della libertà e dell’anticonformismo. Mettono su una società segreta, la “Setta dei Poeti Estinti”, dove si ritrovano per discutere di poesia e non solo; uno di loro, ad insaputa del padre, diventa primo attore di una compagnia. Ma questa vera e propria rivoluzione culturale all’interno di quel rigido e ingessato college causerà non pochi eventi, anche drammatici.
Probabilmente non originalissimo, ma ad avercene di Attimo fuggente, uno dei film più importanti che ha inciso sull'immaginario degli ultimi trent’anni, quello dove maggiormente si celebra la grandiosità del mezzo poetico come unica chiave per capire la realtà umana. Mediante la rappresentazione del microcosmo della Welton, la perfetta sceneggiatura di Tom Schulman (Oscar, piena di citazioni e rimandi) e la sublime regia di Peter Weir riescono a realizzare un racconto emozionante ed emozionale, nel quale il tema del “carpe diem” trova una sua ragione di esistere nello sviluppo delle vicende dei protagonisti. Infatti tutti colgono l’insegnamento che il professor Keating trasmette loro, chi sfruttando la lezione nell’amore, chi nella passione artistica, chi nella sconfitta della timidezza.
E c’è anche una conseguenza tragica, purtroppo, che fa venire le lacrime agli occhi. Toccante e sobrissimo, è un film da non perdere. L’ultima mezz’ora è un trionfo di sobrietà e commozione. I veri protagonisti sono i giovani studenti, tra i quali spiccano lo struggente Robert Sean Leonard e il delicato Ethan Hawke, e l’opera s’indirizza assai ad un target “adolescenziale”.
Ma la parte del leone, buono e appassionato, la fa un immenso Robin Williams. Il suo lirico professor Keating è indimenticabile per umanità e leggerezza, spirito e poesia, il più memorabile docente mai comparso sullo schermo. La scena finale, con la ribellione degli allievi alla decisione di cacciarlo, fa inumidire gli occhi. O capitano, mio capitano.
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