Regia di Andrew Renzi vedi scheda film
Non è facile per me commentare questo film. I quotidiani ci si sono soffermati nei giorni in cui lo stesso Gere è passato dall'Italia per presentare la pellicola. Come di rito, gran interviste con l'attore, tante chiacchiere in funzione promozionale, poi quando il film è finalmente comparso nelle sale, gli stessi giornalisti tutti giù a bastonarlo senza pietà. Devo premettere che Gere mi è sempre piaciuto, fin dai tempi dei primi film, e anche in anni recenti (quando non pochi critici lo avevano già etichettato come "bollito") lui non ha mai smesso di piacermi. A parte poi le considerazioni oggettive sulle sue scelte di esporsi in numerose battaglie sociali e di impegno civile (tasto sul quale ha ribattuto con tenacia anche nel corso della sua recente calata in Italia). Le mie aspettative erano dunque alte. Beh, devo dire che il film è dotato di un impatto emotivo fortissmo. In giorni di luci e di regali e di lustrini forse non è il film adatto, questo, carico di dolore, di intima sofferenza e di umana pietà. Di certo non è un film facile. o fatto per esser preso alla leggera. Le mie attese puntate verso l'alto sono state soddisfatte. Ma qualcosa ci ha messo lo zampino. Nelle prossime righe mi ci metterà d'impegno a fare l'avvocato del diavolo e a mettermi dalla parte dei numerosi detrattori. Dopo la visione sono andato a leggermi le tante recensioni negative e devo confessare che -nonostante abbia apprezzato il film- esse avevano più d'un fondamento nel valutare il film come ricco di lacune e di buchi di sceneggiatura. E allora perchè mi è tanto piaciuto se il film ha evidenziato dei difetti sui quali c'è poco da discutere? Non è facile -come accennavo in apertura- commentare con oggettività inseguendo un giudizio univoco e definitivo. Ma ci voglio provare. La mia impressione è che il sig Andrew Renzi (regista e sceneggiatore, peraltro a me sconosciuto prima d'ora) abbia costruito il film su misura per Richard Gere, occupandosi innanzitutto di creare lo spazio e le situazioni atte a valorizzare le indubbie doti dell'attore. E in questo lavoro di favorire l'eccellenza di Gere, Renzi ha forse tralasciato qualche passaggio logico nell'evolversi degli eventi e anche nelle caratterizzazioni dei personaggi, alcuni dei quali lasciati un pò a se' stessi, mentre al ruolo di Gere è stata riservata attenzione totale. Il film ne soffre un pò di questa cosa, ma se mettiamo gli aspetti (tutti) su una bilancia devo dire che ne valeva la pena, perchè Gere (ancorchè agevolato da tutta quest'attenzione) offre qui una prova d'attore SUPERLATIVA. Un impatto emotivo devastante. A confermare le sue gigantesche doti d'attore. Io, per dire, non so se posso fare testo, ma ho pianto e non ho resistito alla commozione di fronte a Franny, uomo perduto, anima sola nella tempesta, piegato nel proprio dolore e condannato alla sofferenza. Gere è mostruoso nel metter in scena quest'uomo disperato che soffre doppiamente, sia per il dolore fisico sia per quello che gli viene da una condizione morale che si accanisce contro di lui condannandolo a piegarsi nel dolore sempre da solo, nel buio della propria casa, dove nessuno lo vede e nessuno lo può aiutare. Fino ad un finale che ovviamente non accennerò nemmeno, salvo solo dire che arrivera alla fine per lui il momento della verità. Oltre al meccanismo di una ricerca di redenzione, oltre all'incombere di un dilagante senso di colpa, qua si evoca in parte anche il tema della malattia, o meglio della terribile condizione di chi ha scelto di vivere custodendo dentro di sè il tremendo segreto di un malessere dilaniante e di soffrirne nell'intimità solitaria per espiare una colpa. Cosa c'è che non va allora in una storia così intensa? C'è che tutta l'impalcatura a volte trema perchè lo spettatore fatica a riconoscerla come autentica, perchè la sceneggiatura non aiuta in questo senso e alla fine si esce dalla sala, come è capitato a me, sì emozionati ma anche con più di un dubbio sulla credibilità e sulla consistenza dei personaggi e della vicenda. Ma -come accennavo prima- se vogliamo esprimere un giudizio complessivo, ritengo (ma evidentemente sono in minoranza) che valga ampiamente la pena di visionare il film, proprio per vedere un Gere spettacolare nella sua resa attoriale. Dicevamo dunque di un Gere spaventosamente bravo (che i detrattori hanno scritto qui essere in preda ad un isterico overacting ma non è vero, è solo immenso talento istrionico), ma non si può tacere di caratteristi di contorno assai apprezzabili e soprattutto dei due comprimari di Gere, la coppia di sposini inseguiti e protetti da Gere stesso. Lui è Theo James, giovanotto carino che piacerà alle ragazze ma anche molto bravo e perfetto nell'aderire al ruolo. Ma è una meravigliosa Dakota Fanning a dare il meglio, nella recitazione quieta e trattenuta di una ragazza soprannominata "Puzzola". Lei è qua bella come un angelo, impossibile non innamorarsene (a me è capitato, lo confesso).
Insomma, diciamo che è un film evidentemente controverso ma in fondo basta solo lasciar da parte per un'oretta e mezza le puntigliosità della logica per lasciarsi andare alle sole emozioni. In queste Feste, regalatevi un film carico di un intimo dolore che vi farà stare bene.
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