Regia di Andy Grieve, Lauren Lazin vedi scheda film
Andy Summers fa stretching nel tinello di casa, poi si mette a scrivere a penna su un quaderno. «I fatti: un nostro singolo è stato primo in classifica in Usa per 8 settimane, siamo in tre, siamo un fenomeno». Comincia così Can’t Stand Losing You, documentario sui Police, con un rarissimo filmato della band live nel 1983. 27 anni dopo proprio Summers, il chitarrista, racconta la loro storia, da quando lui bazzicava la scena rock londinese con un fugace passaggio negli Animals al tour della reunion del 2010. La grandezza dei Police non sta nei pezzi, nel successo, nel mito, ma nel numero. Tre. La perfezione. Basso chitarra batteria. Il rock non ha bisogno d’altro, e ci voleva la Polizia per ricordarlo. Immagini del tempo che fu, quando ancora al posto di Andy c’era il primo chitarrista Henry Padovani. Puro punk. Con una consapevolezza: «Rispetto alle altre band di Londra del periodo i Police avevano un ingrediente segreto: noi sapevamo suonare». Stewart Copeland tra i migliori batteristi del mondo, e quando Summers consiglia a Sting di «fare armonici aperti sull’accordo di Mi» il bassista non guarda attonito nel vuoto come avrebbe fatto un Sex Pistols.
Il film non fa sconti sulle magagne, l’arroganza di Sting, il solito turbinio della vita spericolata delle rockstar, tutta «testosterone, soldi, potere», ma la testimonianza è viva, oggettiva, mai nostalgica. Con momenti davvero emozionanti. Il racconto della genesi di Roxanne, per dire, è da pelle d’oca.
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