Regia di Alan Taylor vedi scheda film
C’erano una volta i remake e quasi tocca rimpiangerli, perché i reboot sono pure peggio, soprattutto quando riavvitano una serie su se stessa per rilanciarla. Ne vengono mostri autoreferenziali che parlano solo della propria saga - come già Star Trek di J.J. Abrams e soprattutto X-Men: Giorni di un futuro passato di Bryan Singer. Ora la “cura” tocca al franchise di Terminator, che trasla il racconto in una diversa linea temporale e ci fa ritrovare personaggi noti sotto nuove vesti, ribaltando persino il ruolo di John Connor. Quel che è peggio in Terminator: Genisys è però il passaggio dalla disperata fuga dall’inesorabile macchina di morte dei film di Cameron a una scampagnata temporale. I vari nemici infatti non spaventano, sia perché vengono annientati ripetutamente, sia perché i personaggi per primi non li temono, tanto da ingaggiarli persino in corpo a corpo. Tra scene d’azione che si fanno beffa delle leggi della fisica (pessimo in particolare l’inseguimento in elicottero) e recitazioni sotto il livello di guardia (terribile Jai Courtney), a Schwarzenegger non resta che ripararsi nell’autoironia. Ma due sorrisi qua e là non rendono digeribile questo vacuo pasticcio. I metalli che si rimodellano in CGI sullo schermo perdono presto di fascino e lo scontato epilogo, durante i titoli di coda, è lo stanco ultimo rantolo di un film che, nel fragore dell’azione, cerca di soffocare la propria obsolescenza.
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