Regia di Ralph Bakshi vedi scheda film
Concettualmente, Coonskin è forse l'opera più matura della prima fase di Ralph Bakshi, in cui si sviscera New York ricavandone ogni aspetto del suo marciume, della sua decadenza, del suo fallimento come microcosmo sociale.
Terzo lungometraggio che chiude la prima trilogia "street" o "urbana" di Ralph Bakshi. Coonskin approfondisce la questione afroamericana, alternando la storia di due carcerati in fuga a quella di tre amici che cercano di farsi strada tra i bassifondi di New York. Le stereotipie definiscono sia le caratterizzazioni di tutti i personaggi sia la trama farraginosa del film. La tecnica mista utilizzata dal regista, infatti, si presenta utile per creare suggestive scenografie in cui si muovono i protagonisti, tuttavia rende confusionario lo sviluppo degli intrecci, i quali evolvono - non sempre - in modo autonomo saltando da un personaggio all'altro senza un senso di omogeneità narrativa.
Coonskin, a differenza di Fritz Da Cat e Heavy Traffic, si può considerare un vero e proprio gangster movie. Bakshi punta sul realismo - sempre comunque cartoonesco in alcuni punti - e plasma più racconti volti a descrivere come un afroamericano, a metà degli anni Settanta, possa realizzarsi negli Stati Uniti d'America. Le critiche al sitema americano sono feroci, tuttavia il regista non rende le sequenze violente sopra ogni limite di decenza come nelle sue opere precedenti, bensì contestualizza il film analizzando i disagi che affrontano ogni giorno gli afroamericani in una grande città come New York. I tre protagonisti animati, "Fratello Coniglio", "Fratello Volpe" e "Fratello Orso" (doppiato da Barry White), riescono a farsi un nome, trovare stabilità economica e crearsi uno status destreggiandosi nei tre campi in cui un afroamericano, secondo la visione razzista che critica Bakshi, può eccellere: la mafia, la prostituzione e il pugilato. I tre personaggi principali riescono a diventare qualcuno usando i metodi a loro disposizione: estorsione, omicidio e rapimento sono le procedure che, ad esempio, fanno diventare "Fratello Coniglio" uno dei boss di New York, tanto potente da infastidire gli itailani che controllano i traffici di droga in città; l'astuzia di "Fratello Volpe" gli permette di mascherare da chiesa cattolica uno dei bordelli più raffinati della metropoli; la forza e il coraggio di "Fratello Orso" lo fanno diventare campione del mondo di pugilato. I tre protagonisti si aiutano sempre l'un l'altro. Ciò che li accomuna e li salva da morte certa è il rifiuto verso l'America che, incarnata da una giovane lucciola molto attraente, bazzica in giro per i bar e le vie più losche della Grande Mela alla ricerca di afroamericani da uccidere nel caso essi tentassero di avvicinarla per poter godere del suo amore proibito.
Concettualmente, Coonskin è forse l'opera più matura della prima fase di Ralph Bakshi, in cui si sviscera New York ricavandone ogni aspetto del suo marciume, della sua decadenza, del suo fallimento come microcosmo sociale. Gli Stati Uniti d'America, nell'analisi del regista, vengono rappresentati come l'inferno; un posto dove la natura umana viene semplificata a puro istinto di conservazione.
Il film, nonostante le forti tematiche ben espresse, zoppica sia nella sceneggiatura sia nella regia. Bakshi non riesce a costruire alcuna scena di vero impatto, a concedersi un momento dove il suo estro artistico possa davvero spiccare, rendere il lungometraggio avvincente. È come se si auto-imponesse di dover gigare un film con poca logica narrativa per rifarsi alle vicessitudini dei personaggi, le quali pur essendo strutturate non risultano sempre credibili. Per questo motivo, il realismo dell'opera riduce il cinema di Bakshi a non poter essere eccessivo, particolare che per quanto sia certamente voluto limita il lungometraggio ad essere un racconto intelligente diretto in modo mediocre.
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