Regia di Alessandro Santini vedi scheda film
Per essere la prima e unica sua sceneggiatura, Alessandro Santini se la cava anche piuttosto bene. Si parla in ogni caso di cinema di serie Z, eppure le idee non mancano e la messa in scena, con tutti gli inevitabili limiti tecnici e artistici, è quantomeno scorrevole. Il canovaccio pare risaputo all'inizio della pellicola: prima c'è un dottore pazzo che vuole sostituirsi a Dio creando la vita eterna per l'essere umano, poi c'è un commissario di polizia impegnato nella più classica delle indagini: il brutale assassinio di una prostituta che dà il via a una catena di delitti affini. Ma, improvvisamente, a metà film uno dei due protagonisti viene trovato morto: da qui in avanti nulla sarà più tanto scontato. Santini è stata una meteora nel firmamento affollatissimo del cinema di genere italiano degli anni Settanta; non ha lasciato grandi tracce (cinque titoli in tutto come regista) e neppure questo horror/thriller/poliziesco (tutti filoni in voga in quel momento) può dirsi degno di nota, ma è perlomeno un'opera portata a termine senza essere tirata via e, come già rilevato, con qualche elemento curioso e originale al suo interno. Gordon Mitchell è il volto di richiamo sulla locandina; al suo fianco c'è il semisconosciuto Ettore Ribotta (rispettivamente: il dottore e lo 'sbirro') e il resto dei nomi del cast è decisamente ininfluente. 2,5/10.
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