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Suspiria

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Suspiria

di mm40
6 stelle

Una ragazzina americana arriva in una rinomata scuola di danza tedesca; l'inizio delle lezioni coincide con un'escalation di incubi, strani presagi, violenza e perfino morte. I misteriosi e cruenti assassinii di alcune sue compagne gettano l'istituto nel terrore; qualcuno sostiene che in quel preciso luogo vivesse anticamente una strega, e che questa sia la sua forma di vendetta.

Nel 1977 Dario Argento era all'apice del successo, reduce da quel Profondo rosso (1975) che rimarrà la sua opera più nota, diffusa e rinomata; Suspiria è l'ennesimo thriller dalle tinte macabre per il regista romano, ma segna una non lieve svolta nella sua carriera. Se le atmosfere rimangono le medesime, a livello logico-contenutistico qualcosa qui cambia: incomincia il rapporto fra Argento e il soprannaturale. Questo significa però anche che, nella sceneggiatura da lui firmata insieme alla moglie Daria Nicolodi, la narrazione procede in maniera meno verosimile, meno ferrea, con maggiore attenzone nella messa in scena ai dettagli e alle sensazioni che ai fatti concreti, ai dialoghi e alle loro conseguenze. Il talento - non semplicemente visivo, ma - visionario del regista è in ogni caso sbrigliato come al solito e non mancano le sequenze fortemente impressionanti; da un lato Suspiria può ricordare i toni claustrofobici e morbosi di Shining (Kubrick), dall'altro le preponderanti note cromatiche - basate anche qui su rosso e, in minor misura, bianco - di Sussurri e grida (Bergman). Ma se quest'ultimo era uscito nel 1972 e quindi potrebbe aver influenzato il cineasta italiano, di certo del primo, che approderà sui grandi schermi solamente nel 1980, non può dirsi altrettanto (forse che quindi Kubrick spiasse Argento? E perchè no?). Cast molto ben assortito, con il paradosso di avere riservato il ruolo centrale all'attrice meno dotata (l'americana Jessica Harper), ma intorno a lei troviamo fra gli altri Flavio Bucci, Alida Valli, Miguel Bosè, Udo Kier, Stefania Casini. A voler essere pignoli però il vero, unico e incontrastabile protagonista della pellicola è il commento sonoro a opera dei Goblin, ancora una volta determinante per l'esito complessivo del lavoro, forse mai quanto in questa circostanza. 6,5/10.

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