Regia di Dario Argento vedi scheda film
Argento ed Escher: un gioco visivo di intarsi, prospettive, specchi ed illusioni ottiche, in cui l'esplosione del male è uno scherzo di luce, un tassello impazzito che improvvisamente sfugge alla perfetta geometria del mosaico. Lo spazio è governato da severe litografie, però è acceso da selvagge infiorescenze e fiammate rosso sangue: è l'elemento cromatico e decorativo a delineare l'inquietudine, segnalando la presenza di un mistero che trasuda dai luoghi, però non è tangibile né definito nei contorni. In "Suspiria" la paura è prodotta dall'attesa, mentre l'obiettivo della macchina da presa è un occhio indagatore che ci accompagna nella storia, ed insieme a noi scruta, cerca e teme. Il film non è un'entità che ci sovrasta, dandoci ad intendere di conoscere la soluzione e di volercela somministrare goccia a goccia; si pone, invece, in tutto e per tutto, dalla nostra parte, guardando sempre e solo il lato in ombra della verità, ossia il rovescio del disegno rivelatore. Come in "Profondo Rosso", il filo della narrazione coincide con la sequenza della ricostruzione logica: in altri termini, la storia si spiega da sé, via via che progredisce, ed ogni volta che inciampiamo nell'orrore, c'è un indizio in più che ci avvicina al cuore dell'arcano.
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