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Suspiria

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Suspiria

di Furetto60
8 stelle

Prima incursione nell'horror di Argento. Film di grande impatto visivo. Da vedere

Il regista Dario Argento ci introduce con la sua voce narrante, sui titoli di testa, alla storia di Susy Benner, studentessa di danza classica, giunta a Friburgo per frequentare la prestigiosa Accademia. Già l’incipit è inquietante; lei arriva in una notte di pioggia, non la fanno entrare, incrocia una sua compagna in fuga dall’edificio, la quale viene barbaramente uccisa poco dopo, con dovizia dei dettagli più truculenti. Il giorno dopo Susy viene accolta dalle due coordinatrici-insegnanti: Madame Blanc e Miss Tanner, vi è anche una misteriosa direttrice. Mentre si svolgono le lezioni, all’interno dell’istituto e nelle vicinanze cominciano a verificarsi eventi inspiegabili e sgradevoli, sinistri rumori notturni, un’infestazione di larve che vengono giù dal soffitto, il pianista cieco della scuola, sbranato dal suo cane. Susy scoprirà, un po' alla volta, che quel luogo è maledetto e stregato, un vero e proprio regno del male. Argento mette al centro della vicenda la figura di Mater Suspiriorum, la Regina Nera, che si nasconde nelle vesti di Elena Markos, direttrice dell’accademia di danza. Dopo il capolavoro thriller “Profondo rosso”,il regista romano si cimenta per la prima volta nel genere “horror” e lo fa in maniera assolutamente  innovativa: traendo spunto da “Suspiria De Profundis” di Thomas de Quincey e da un evento reale capitato ad Yvonne Loeb la nonna di Daria Nicolodi, che si diede a gambe levate da un istituto artistico francese, allorquando scoprì che si trattava di una copertura per una scuola di magia nera, Argento scrive e dirige un film che scardina le regole della cinematografia del genere; imbastisce una trama evanescente, pretesto per mettere in scena un sontuoso delirio visivo, con  colori saturi e dominata dal rosa degli ambienti e dal rosso del sangue; Susy si muove in questo luogo metafisico, fuori dal tempo e dallo spazio, seguita dalla fotografia audace  di Luciano Tovoli,  che compie una sorta di scomposizione cubista dello spazio, utilizza una pellicola Kodak a bassissima sensibilità per ottenere una grande profondità di campo; il set del film diventa “scenografico”, con i suoi velluti e damascati, la mano dell’assassino può materializzarsi in qualunque punto; la mdp indugia in un’area  barocca, ad ogni stanza corrisponde un colore dominante, me non c’è nessuna consequenzialità nel passaggio da una stanza all’altra, solo lo stacco di montaggio crea un “continuum” di causa-effetto; l’Accademia di danza appare come una sorta di habitat virtuale: corridoi, stanze, androni, passaggi  formano un dedalo scomponibile e ricomponibile, che dà forma all’orrore.  Suspiria ha le prospettive di luce del cinema espressionista tedesco, con le sue architetture vertiginose e i suoi potentissimi contrasti cromatici,  il colore intenso dei film di Mario Bava, la martellante  colonna sonora “progressive rock” dei Goblin, che fonde suoni synth e tribali. Niente è verosimile, tutto è smaccatamente sopra le righe; questa fiaba dark, costruisce l’elemento spaventoso, attraverso un’intensa esperienza visiva. In anticipo sui tempi ,Argento sbalordisce il pubblico, giocando il jolly dell’eccesso, per coinvolgere  lo spettatore su una dimensione tutta sensoriale: immagini e rumori non seguono una linea logica, ma alimentati da un’ immaginazione senza freni, emergono disordinatamente offrendo la loro natura allucinata e grandguignolesca.In “ Profondo rosso” il regista  aveva introdotto un elemento sovrannaturale nella trama, qui si spinge ben  oltre e affonda completamente nella dimensione esoterica e occulta; anche il reparto acustico funziona a meraviglia: non solo la già citata colonna sonora dei Goblin, ma anche lo sfrenato utilizzo di ogni tipo di effetto sonoro.Le fonti d’ispirazione sono state alcune famose fiabe:se si rilegge con attenzione  la  versione originale e non quella edulcorata tipo Disney, di molte delle più  celebri favole, come quelle di Basile o le raccolte dei fratelli Grimm,  si scopre che ci sono molti aspetti macabri e oscuri, poi addolciti, per consentire la fruizione a un pubblico di bambini. Il film è un’ esperienza horror di rara raffinatezza estetica, che segna  l’approdo del regista a una dimensione altra, in cui il realismo sparisce del tutto, a favore di una narrazione visionaria. Esordio della trilogia delle tre madri, prosegue con l’ottimo “Inferno” nel 1980, ma chiude con il pessimo La terza madre del 2007; costituisce un ciclo dedicato all’occulto, comunque originale e sfarzoso. Il film  arrivò al cinema nel 1977; la critica si  divise, il pubblico accorse a vederlo, però non raggiunse lo stesso gradimento che aveva ottenuto due anni prima Profondo rosso,fu un trionfo invece nel resto del mondo, rimanendo ancora oggi la pellicola più famosa di Argento a livello internazionale. Il remake di Guadagnino, per quanto osannato dalla critica, francamente mi sembra rimanere molto lontano dall’originale

 

 

 

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