Regia di Dario Argento vedi scheda film
Non potendo andare al cinema, e non certo per mancanza di volonta' quanto piuttosto a causa della scellerata ed insulsa programmazione natalizia (tranne, si intende, che per quei tre/quattro film che mi sono giocato in pochi giorni), al cinefilo non resta che scovare qualche gioiellino inedito o rivedere qualche chicca da decenni rimasta nei cassetti piu' lontani della memoria, per rispolverarne il valore solo parzialmente scalfitto dal tempo. Cosi', durante una recente fresca notte d’inverno come tante, ho sentito improvvisamente maturare il momento propizio per riguardare uno dei piu’ celebri film horror italiani di tutti i tempi, del nostro regista piu’ stimato e noto in questo genere, autore – almeno da fine anni sessanta e fino a meta’ degli ’80 - di gioielli incontrastati della cinematografia mondiale incentrati sulla paura, lo splatter, la tensione, il sadismo.
Sto parlando ovviamente di Dario Argento e in particolare del film Suspiria, che tanti brividi mi provoco' circa un ventennio orsono, ad una prima visione in cassetta a casa di amici, e che ho rivisto con immenso piacere, con meno spavento rispetto alla prima visione, ma con piu’ divertimento, stupore visivo e riuscendo mi pare oltretutto ad apprezzare maggiormente il valore aggiunto di un cast a suo modo eccezionale, efficace ed eterogeneo (basti pensare al duo di classe Alida Valli/Joan Bennett, ma pure Udo Kier è un prezioso tassello dell'efferato puzzle, mentre Stefania Casini è una splendida ed efficace vittima sacrificale.).
L’inizio e’ magistrale: Argento spesso ricorre ai fenomeni atmosferici per iniziare a creare una situazione di disagio che sconfina presto nel terrore.
Dopo una breve sintesi introduttiva a cura di una bizzarra voce narrante dalla inspiegabile inflessione romanesca (sara' probabilmente la voce dello stesso regista, ho pensato tra me e me), ci troviamo improvvisamente a Friburgo e la nostra bella protagonista (una incantevole Jessica Harper, gia’ vista e apprezzata nel magnifico “Fantasma del palcoscenico” depalmiano) e’ appena atterrata all’aeroporto. Appena uscita viene travolta da un nubifragio violento che la strapazza a dovere, mentre rincorre con mille difficolta’ un tassista che finge oltretutto di non capire le sue richieste e necessita’. Giunta a destinazione (una celebre scuola di ballo - dalla architettura sinistra e barocca - che dovrebbe affinare le sue capacita’ e renderla famosa), ecco che Argento (che sceneggia assieme alla compagna di allora Daria Nicolodi) la abbandona (almeno per qualche momento) e dirige il suo occhio macabro, indiscreto e ossessivo (che e’ quello del maniaco/strega che scatena tutte le sue piu’ turpi fantasie voyeristiche e sadiche) su una giovane allieva in stato confusionale che, all’arrivo della protagonista, approfitta per fuggire nel bosco.
Il bello del miglior Argento e’ che le sue spesso ardite sceneggiature sfidano (o meglio sfidavano) con coraggio (ed azzardo) le piu’ canoniche regole della buona narrazione, noncuranti di quella linearita’ che finirebbe per far calare quella tensione crescente che (grazie anche ad una magistrale colonna sonora dei Goblin, incessante ma per nulla fastidiosa) comincia ad avvilupparsi nella mente (e nel corpo) dello spettatore.
Vediamo dunque da un lato il sinistro collegio (di fattezze neanche troppo celatamente in cartapesta coloratissima), dall'altro lato la buia foresta dove un attimo dopo la fanciulla vaga in preda al terrore; stanze dalle tappezzerie pregne e dai colori da incubo, vermi ed uccelli ripugnati, Flavio Bucci cieco musicista azzannato dal cane (svogliatissimo nella parte del killer) in una piazza fintissima circondata da palazzi neoclassici in carton gesso: sono solo alcune delle tante geniali assurdita’ spazio/temporali/visive che costituivano il tocco geniale e visionario di un regista dall’impronta piu’ tagliente del coltello dei suoi spietati assassini (anche il sangue arancione che sprizza dopo pochi minuti dall'inizio dalle molteplici ferite della giovane in fuga presso l’ inutile rifugio cercato nella casa coloratissima e improbabilissima di un’amica e’ fantastico, eccessivo, grottesco quanto basta)
Suspiria e’ il film capostipite delle Madri, streghe malvagie che abitano le citta’ di Friburgo, New York e Roma.
Susy Benner arriva gracile e quasi inconsistente, e come tale considerata la prossima vittima sacrificale per il beneficio della confgrega di streghe. ma laddove le altre compagne soccombono, Susy trova la forza di sfidare le circostante e sfoderare tutto il suo temperamento, che le permetterà di affrontare il pericolo e debellarlo "afferrando il copra per la testa".
Un finale frettoloso e semplicistico pare certamente un pò campato per aria e una soluzione facile per districarsi all'interno di un mistero di fatto irrisolvibile, e di cui alla fine forse poco ci importa, avendo già provato le giuste emozioni lungo il tortuoso e inerpicato mistero che percorre i sinuisi corridoi barocchi della sinistra magione teatro di efferati omicidi.
A questo film successe l’altrettanto delirante, kitch e visivamente stupefacente “Inferno” ambientato nella Grande Mela, mentre per il terzo episodio di Roma, Argento ci fara’ aspettare circa un trentennio, anche se dal risultato decisamente sconfortante de “La terza madre” (la frase scult “passami il vocabolario d’aramaico” - richiesta assurda che Asia Argento rivolge ad una sventurata collega - e’ diventata una leggenda weirdo!!!) sarebbe stato decisamente meglio che la trilogia restasse incompleta.
Ora certamente non si puo’ ancora tentare di supporre se i film di Argento da inizio anni ’90 ad oggi potranno un giorno essere rivalutati dalla sconfortante considerazione che si ingenera anche tra i piu' ferventi ed irriducibili sostenitori del regista romano; certo e’ che essi sono, chi piu’ chi meno, decisamente tutti tra il terrificante e il tremendo, scritti malissimo e girati spesso in modo dilettantesco.
La notizia che l’(ex) maestro dell’horror stia completando una nuova (ennesima, ma a mio avviso certamente non necessaria) versione del Dracula di Bram Stoker non mi pare proprio foriera di ottimismo sfrenato e personalmente mi fa temere il peggio, se questo non e’ ancora stato toccato nelle ultime sconclusionate occasioni di regia. Spero ovviamente di sbagliarmi, e di poter attribuire tutte le meritate stellette di questo splendido horror ai nuovi futuri lavori del nostro grande maestro che fu. Perche' ormai dopo oltre vent'anni sarebbe ora di smetterla di dover sempre pensare (e scrivere) "accidenti quanto ERA bravo 'sto Dario Argento". Ma ora tocca a lui dimostrarci nuovamente e finalmente quanto vale.
VERSIONE RESTAURATA TORNATA IN SALA IL 30 E 31 GENNAIO E IL 1 FEBBRAIO 2017
La rimasterizzazione da celluloide al digitale 4k giova non poco ad un film che più di molti altri punta sui colori e sugli effetti scenici, sull'accumulo di arredi barocchi e schizzi di sangue, e ove il mistero del covo di streghe vine spiegato in cinque frettolosi minuti per concentrarsi sulle conseguenze di una cattiveria gratuita che alimenta e preserva le creature malefiche che si annidano all'interno del collegio: Argento all'epoca probabilmete difettava già di una certa coerenza narrativa, ma si poteva far forte di un tocco ed uno stile di regia in grado di più che compensare le incongruità o le semplificazioni che spesso affondano nella banalità tutti quegli horror non sorretti da uno stile adeguato.
E Suspiria quarant'anni dopo continua a dare emozione, ad incantarci e a farsi amare come avvenne a fine anni '70.
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