Regia di Peter Yates vedi scheda film
Non avrà forse la stessa malia che avrebbe avuto un giallo di Agatha Christie, ma si dimostra comunque un thriller giudiziario di fattura veramente buona. Perché sorretto da una sceneggiatura intelligente e da una robusta direzione, entrambe pulite ed esenti da fronzoli vari.
La storia regge senza difficoltà: sapiente la scelta di dosare con oculatezza una certa quota di ironia, che non si limita ad alleggerire il dramma, ma anzi si rivela un valore aggiunto nel maggior coinvolgimento da essa derivante e nel suo rendere ancor più simpatici i due protagonisti. Ecco, a tal proposito non si può non notare la squisita alchimia creata tra Kathleen Riley (Cher) ed Eddie Sanger (Dennis Quaid). Davvero bravi gli attori, senza dubbio, ma il merito è pure della brillantezza dei loro dialoghi. A ciò si aggiunge il supporto dell'intenso imputato Carl Wayne Anderson (Liam Neeson) e di quelli che in tribunale saranno i due antagonisti: il procuratore Charlie Stella (Joe Mantegna) e il giudice Matthew Helms (John Mahoney). Un cast indovinato, in sostanza.
Degne di nota sono le "frecciate", talvolta velate da una certa dose di umorismo che comunque non ne compromette l'efficacia, in merito ad alcune tematiche impegnate e affatto banali. Ad esempio sul sistema giudiziario, sulla polizia, oppure sulla politica, sulla società, l'etica e la morale.
Questo gioiellino è dunque guastato, a voler essere pignoli, soltanto da un paio d'ingenuità eventualmente riscontrabili nell'approssimazione con cui viene affrontata la risoluzione finale: il ritrovamento della prova definitiva, compromettente l'effettivo colpevole del delitto, e la fuga-ricongiungimento dei nostri eroi. Certo, nulla di preoccupante e in ogni caso insufficiente a rovinarne la sua bellezza e qualità generali.
Un classico legal thriller dal sapore di una volta, che si destreggia con professionalità entro i canoni del genere e che vede alternarsi, alle sedute in tribunale, le "indagini" volte all'accertamento della verità.
Da riscoprire allora, se giammai avete avuto occasione di vederlo. Anzitutto nel caso in cui foste appassionati di questa tipologia di cinema. Probabilmente noterete anche voi una sorta di citazione a Il buio oltre la siepe, in particolare nella modalità con cui Kathleen dimostra che il suo cliente è mancino...
A Washington, mentre una sera un giudice della Corte Suprema si suicida, la sua segretaria viene trovata sgozzata in uno degli scarichi del Potomac. La Polizia indizia ed arresta Carl Wayne Anderson, un barbone sordomuto che vive là, al riparo tra i suoi cenci, quale autore del truce delitto. Su richiesta del giudice Matthew Helms, la giovane avvocatessa Kathleen Riley viene incaricata della difesa d'ufficio. Forzatamente rinunciando alle vacanze natalizie, la Riley prende contatto in prigione con il suo assistito. Il suo mutismo (è un reduce dal Vietnam, che la guerra ed i suoi tragici eventi hanno traumatizzato) viene faticosamente superato, ponendo domande e ricevendo brusche e sintetiche risposte su cartelli e lavagne. Ma l'uomo si dichiara invariabilmente innocente dell'assassinio.
Non male. Anche se le musiche di Michael Kamen durano assai poco, caratterizzando il film più per il suo silenzio. Ma ciò non influisce più di tanto, essendo l'attenzione deviata a seguire l'intreccio.
Nessun appunto particolare.
Assai brava come avvocato Kathleen Riley.
Disinvolto Eddie Sanger.
Spietato giudice Helms.
Toccante Carl Wayne Anderson.
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