Regia di Paolo Ruffini vedi scheda film
Giuseppe sta per diventare papà. Incontra Antonio, sorta di Candido che lo costringe suo malgrado a una fiabesca odissea. Il primo è un esattore delle tasse razionale e formale, il secondo è simpatico e comunicativo a prima vista. Un po’ rifacendosi allo schema (alto) di Un biglietto in due (John Hughes, 1987), Paolo Ruffini (anche regista) e Frank Matano tornano sul grande schermo dopo il successo inatteso di Fuga di cervelli. Il risultato è simile (a Fuga di cervelli, non a Un biglietto in due...): una storiella ridotta ai minimi termini, nonostante a scrivere la sceneggiatura si siano messi addirittura in quattro, per una regia esilissima, quasi da sitcom.
A sorprendere negativamente è proprio Ruffini nel suo rapporto con il linguaggio del cinema. Animale da palcoscenico, bravo capocomico in tv, qui l’attore livornese maneggia male i tempi, costruisce sketch troppo lunghi (come il commiato da Chiara Francini in ospedale o la successiva, interminabile scena in pizzeria) indulge su battute e doppi sensi elementari e non è mai - mai - corrosivo come l’italica commedia di riferimento (almeno fino al finale edificante e posticcio) farebbe sperare. Per dire: l’arabo interpretato da Ahmed Hafiene fa venire in mente Daniele Formica di Ricchi, ricchissimi... praticamente in mutande con Pozzetto, ma è edulcorato al massimo, quasi per un pubblico di nonne. E stiamo citando Sergio Martino, mica Wilder...
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