Regia di Matthew Vaughn vedi scheda film
«Perché sei così serio?» chiedeva il Joker di Nolan, e lo stesso si chiede Matthew Vaughn, che dei cinecomix ama soprattutto la parte di stiloso cazzeggio. L’ultima risposta, Kingsman: Secret Service, è strafottente e insieme entusiasta, proprio come il suo protagonista Eggsy, ragazzotto di periferia piombato tra agenti segreti/cavalieri della tavola rotonda devoti alla regina e alle buone maniere. Si esalta per gli implausibili gadget da spionaggio anni 60, si bulla che è un piacere nelle tante scene action, canta i pregi dell’eleganza british, ma si cuce su misura un abito coloratissimo al sapore di plastica. La trama, linearmente complicata, apparecchia i colpi di scena con telefonata diligenza, perché tanto a stupire ci pensano gli effetti speciali, Samuel L. Jackson e soprattutto due o tre sequenze girate con evidente (e divertita) maestria: la danza macabra di Colin Firth, che sgozza un’intera setta di nazi-cristiani al ritmo di Free Bird senza neppure stropicciarsi l’abito, è uno spasso. Al filone spionistico, Vaughn applica la stessa ricetta di Kick-Ass (violenza cartoonesca, citazionismo esasperato e innocua irriverenza) sommandole una patina di nostalgia per l’antico cinema d’evasione pura (che però finisce per stridere con gli insistiti discorsi sul classismo e l’emergenza climatica, degradati solo a grimaldelli narrativi). Il giocattolo è tanto autoconsapevole, pure troppo: a forza di strizzate d’occhio allo spettatore, rischia di perdersi di vista.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta