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Squatters

Regia di Martin Weisz vedi scheda film

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La recensione su Squatters

di supadany
4 stelle

Film che si rigira su se stesso, muovendosi su più generi, tra il dramma ed un pizzico di thriller fa capolino l’amore e non ci si dimentica nemmeno di un’incursione “pulp” (con ralenty insopportabili) e della vita di strada.

Un po’ un mezzo pasticcio, se nella prima parte ci si domanda cosa accadrà (ed in fondo la risposta non è banale, almeno non al 100%) soprattutto nella seconda si perde la bussola troppe volte.

Jonas (Thomas Dekker) e Kelly (Gabriella Wilde) sono due giovani senza dimora che riescono ad intrufolarsi in una villa lasciata incostudita per le vacanze da una famiglia facoltosa.

Mentre Jonas fa i conti di quanto può vendere, Kelly sogna una vita diversa e quando la famiglia fa un rientro anticipato, s’innamora di Michael (Luke Grimes), figlio dei proprietari di casa, incontrato casualmente in un cinema.

 

Thomas Dekker, Gabriella Wilde

Squatters (2014): Thomas Dekker, Gabriella Wilde

 

Squatters” è una specie di minestrone, capace anche di generare qualche sorpresa per il modo un po’ sconclusionato col quale è pensato e girato, ma fondamentalmente presenta problemi e difetti che sopraggiungono ad intermittenza con una densità che si fa preoccupante nella seconda parte.

Perché effettivamente le rivelazioni diventano parecchie, i poveracci non sono tutti uguali, l’amore vince, i ricchi possono essere buoni e la giustizia trionfa almeno se sei dalla parte del giusto (per gli altri basta pagare), ma il clima generale ha il sapore del falso premeditato e nemmeno troppo d’autore.

A parte una cruciale coincidenza che grida vendetta (il già menzionato incontro al cinema e corteggiamento istantaneo a seguire) gli ultimi trenta minuti sono fin troppo accidentati, Martin Weisz cerca un modo per chiudere la faccenda che, arrivati al dunque, diventa il più banale che si possa pensare.

Complessivamente è un film troppo elementare sia nel tenere in piedi “l’invasione” prolungata nella casa, sia nel coniugare il finale su più tempi, Gabriella Wilde e Thomas Dekker si trasformano in pochi minuti (anche se la prima è già stata ancora più bella al cinema) e la solita benevolenza fa il resto arrivati al culmine sottolinendo ogni cosa con un fastidioso evidenziatore.

Approssimativo.

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