Regia di John Crowley vedi scheda film
Dalla penna di Nick Hornby è sempre lecito aspettarsi delle buone cose, e la sceneggiatura che ha ricavato dalla storia scritta da Colm Tóibín è senza dubbio notevole. Tutti gli ottimi ingredienti di un vero melò a sfondo storico-sociale: l’eroina fragile e coraggiosa, l’amore fraterno per la sorella maggiore (sintesi e riassunto di ogni legame con la terra natia), la scalata sociale e il successo conquistati col lavoro duro ed l’onestà di un animo comunque irrequieto ed ancora in formazione.
Il regista John Crowley sceglie di assegnare alle sale da pranzo il punto privilegiato di osservazione e studio dei personaggi e della vicenda: come fossero tanti voltapagina, alle tavolate in cui siede la protagonista Ellis, nella sua vecchia Irlanda o nel Nuovo Mondo, le persone si spiegano, si modellano, si creano opportunità, si rimandano l’un l’altra compiti e consigli, si raccontano apertamente o anche solo per stereotipi, si completano ed arricchiscono se stessi e la storia, che procede spedita ed impeccabile tra una portata e l’altra. Messe tutte insieme, le sole scene ai tavoli potrebbero fare un film a parte, già di per sé compiuto e comprensibile.
Tra i tanti personaggi che fanno di contorno ad Ellis, due in particolare credo meritino un po’ più di attenzione: uno è il personaggio del sacerdote (il solito strepitoso Jim Broadbent), angelo custode e guida nelle peregrinazioni di Ellis in quel di Brooklyn, mentre l’altro è un personaggio assolutamente minore, ma che ha attirato molto il mio interesse e che credo significhi molto per la comprensione della vicenda. Si tratta della capo del personale di “Bartocci,s”, il negozio in cui trova inizialmente impiego, una donna bellissima ed austera, inizialmente dura e intransigente con Ellis, poi man mano sempre a lei più vicina, disposta a sostenerla ed aiutarla, simbolo e ritratto di quella famosa opportunità che l’America non negava ai più meritevoli dei suoi nuovi cittadini (salvo ovviamente spremere e tritare senza scrupoli tutti gli altri - struggente e significativa la scena della cena di beneficenza per i senza tetto, presentati ad Ellis dalla voce fuori campo di Padre Flood come quelli che hanno costruito ponti e strade, ed ora non hanno di che vivere).
E poi davvero tanti altri: Mama Kheo, l’esilarante proprietaria del pensionato in cui alloggia Ellis, le sue compagne, la sorella Rose (che curiosamente Ellis supera di qualche centimetro in altezza, così come farà con Tony, suo futuro amore italiano)...
Superfluo però dire che tutto il film si regge sulla figura amabile e portentosa della giovanissima Saoirse Ronan, americana di nascita ed europea per tutto il resto, a cominciare dallo splendido accento che aleggia per tutto il tempo tra la comunità irlandese di Brooklyn (sempre che si abbia l’opportunità e l’intelligenza di evitare il doppiaggio italiano).
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