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The Who: Thirty Years of Maximum R&B

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La recensione su The Who: Thirty Years of Maximum R&B

di mm40
5 stelle
Documentario di metà anni Novanta con interviste ai componenti degli Who (eccetto Keith Moon, deceduto nel 1978) che ripercorrono rapidamente la carriera della band, con l'ausilio di estratti video da trent'anni di carriera concertistica in giro per il pianeta.
 

Gli Who compiono trent'anni e si festeggiano da soli, proponendo questo scarno documentario composto quasi totalmente di immagini di repertorio tratte da concerti attorno al mondo che spaziano dagli esordi della band a metà degli anni sessanta fino al 1989, quando il gruppo è ormai da tempo il monumento di sè stesso. Un bel monumento a una grandiosa rock band, ma pur sempre qualcosa di meramente rappresentativo, tant'è vero che è dalla fine dei Settanta, cioè dall'uscita (causa morte) del batterista Keith Moon, che gli Who non entusiasmano più il loro pubblico allo stesso modo. Lo dice lo stesso Pete Townshend (chitarrista e autore) e lo conferma Roger Daltrey (cantante): la gente che viene ai concerti degli Who oggi (parliamo di metà dei Novanta) vuole le vecchie hits o qualche rarità, anch'essa d'epoca, mentre la casa discografica spinge il complesso a inserire in scaletta i pezzi degli album più recenti. Prende la parola di tanto in tanto anche il silenzioso bassista John Entwistle, raccontando gli screzi fra le due 'primedonne' della band dal suo punto di vista di osservatore privilegiato. Le interviste però durano in tutto pochissimi minuti (sulle oltre due ore e mezza di filmato) e non concedono alcuna curiosità allo spettatore, specie se già esperto sull'argomento Who. E d'altronde un lavoro di simile fattura è principalmente a quest'ultima categoria di spettatori che si riferisce. Di memorabile rimane il racconto della serata di San Francisco nel 1973, quando Keith Moon fu vittima verso la fine del concerto di un'overdose - quella volta non letale - di medicinali e alcol, e dal pubblico su generica richiesta ("C'è un batterista fra voi?") di Townshend salì tale Scot Halpin a suonare tre pezzi al posto di Moon: Halpin è così entrato nella mitologia dei fedeli del quartetto inglese, ma purtroppo la sua estemporanea performance è stata tagliata in questo film, nel quale vediamo solo i primi secondi di quell'esibizione 'straordinaria'. 5,5/10.

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