Regia di Gianni Siragusa vedi scheda film
In un carcere femminile una detenuta di colore ha ferme intenzioni di evadere, per recuperare quindi un prezioso bottino. Le altre prigioniere cercano di estorcerle qualche informazione, mentre le carceriere sottopongono tutte le detenute a svariate atrocità.
Il genere 'carcere femminile' si era sviluppato già qualche anno prima; nel 1984 Gianni Siragusa, oscuro mestierante, arriva in ritardo e, come d'altronde vuole il filone, con scarse idee e di poca originalità. Il budget è miserrimo, il lavoro viene pressochè interamente girato in interni squallidi e spogli come per l'appunto delle stanze di un'orrida galera devono essere; gli interpreti (in stragrande maggioranza femminili) sono molto limitati e probabilmente dicono poco i nomi di Ajita Wilson, Rita Silva, Leda Simonetti e Alex Freyberger. La sceneggiatura, a titolo di curiosità, è opera di Sergio Garrone, fratello del più noto Riccardo e regista a sua volta di una manciata di titoli di serie C; si tratta di una storia farcita di violenze, stupri e qualche puntata sanguinolenta qua e là, senza badare più di tanto alla logica e senza alcuna approfondita caratterizzazione dei personaggi. Ciò che più conta per la trama e per il regista è di riprendere accoppiamenti saffici (e non solo, ma quantitativamente prevalgono quelli); data la maniera esplicita in cui essi vengono proposti, sorge naturale il dubbio che esista una versione a luci rosse - cioè integrata con inserti hard appositamente girati - della pellicola. Siragusa era stato assistente di qualche registucolo di bassa lega nei primi anni Settanta, per poi intraprendere la carriera di regista vero e proprio con pellicole di simile calibro. 1/10.
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