Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
La regina e il re di Longtrellis (Salma Hayek e John C. Reilly ) tentano da tempo di avere un figlio. Un negromante rivela loro che il cuore di un drago marino se cucinato da una vergine, farà diventare gravida all’istante la regina che lo mangerà. Nascono due gemelli da madri diverse, indivisibili nonostante la violenza del desiderio della regina di spezzarne il legame di sangue.
Il voluttuoso re di Strongcliff (Vincent Cassel) dedito alle più complesse orge, si innamora di una giovinetta. In realtà la giovinetta è una vecchia che con un trucco si infila nel suo letto. Cacciata dopo essere stata scoperta la vecchia, grazie ad un incantesimo ritorna giovane e bella (Stacy Martin) e sposa il principe.
Il re di Highhills (Toby Jones) ammaestra, nutre e protegge una pulce che diventa sempre più grossa. Alla morte dell’amato animale convoca i pretendenti della figlia per un torneo. Il torneo viene vinto da un orco e prende la figlia per farla vivere da cavernicola in una grotta su una montagna.
Tale of tales. Il film di Matteo Garrone è l’adattamento della raccolta di racconti seicenteschi del napoletano Giambattista Basile Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerille. Racconti della tradizione popolare medievale virati in una veste fiabesca che trattando temi complessi sono più adatti ad un lettore adulto che ad un peccerille, come suggerisce il titolo.
Il film di Garrone è uno dei pochissimi esempi di film di genere fantasy italiano e forse unico nel suo genere, tratto da un’opera letteraria dichiaratamente fantasy visto che la nostra letteratura è povera del genere fantastico al contrario di ciò che accade nella letteratura anglosassone dalla quale derivano infatti le più importanti opere fanta- horror che hanno poi ispirato il genere fantastico cinematografico.
Il racconto dei racconti è un ‘opera ambiziosa dalla caratura internazionale. Un film barocco nella messa in scena, visivamente straordinario ma che si distacca dall’iconografia fantasy per la sua natura popolare che pesca gli stilemi nella cultura rurale, agreste e contadina italiana (il film è girato tra Napoli, Firenze, la Sicilia e L’Abruzzo) che ha dato origine a fiabe e leggende tramandate nel tempo, addirittura antenate delle trasposizioni poi rese celebri da Perrault o i fratelli Grimm.
Ne Il racconto dei racconti non ci sono gli eroi dei poemi cavallereschi e neppure i personaggi archetipici della storia fantasy come abbiamo imparato a conoscerla da Tolkien e poi fissata nell’immaginario collettivo cinematografico da Peter Jackson.
Mancano gli elementi fondanti la tradizione, gli archetipi junghiani nel quale identificarsi, non ci sono gli eroi dai mille volti di Joseph Campbell ne’ gli eroi in viaggio di Christopher Vogler. Non ci sono eroi. Non c’è il buio contrapposto alla luce, non c’è una linea di demarcazione netta tra ciò che è male e ciò che è bene. Anche se fantasy, le storie sono intrise della cultura popolare italiana del racconto romantico delle pene d’amore e il racconto bucolico, naturalistico, oltre ad una consapevole sottomissione verso la magia che regola le vite delle persone, come fosse una religione rispetto alla quale solo l’accettazione in piena fede può rendere possibile una sua comprensione.
In questo medioevo fantastico ci sono re e regine, principi, principesse e cortigiani che abitano un luogo senza tempo dove la vita quotidiana è subordinata al volere dei regnanti ma dominata dalla magia, creature straordinarie e prodigi scaturiti dalla natura fantastica del luogo, teatro delle vicende. Anche le motivazioni che spingono all’azione i personaggi sono legate non tanto a grandi ideali o conflitti universali, quanto a esigenze terrene immediate, connesse alle pulsioni più intime della natura umana, confinate entro il perimetro di ciò che è conosciuto. Amicizia, amore, desiderio, gelosia, giovinezza e vecchiaia prendono forma in tre vicende che aspirano al racconto morale ma la crudeltà delle azioni dei protagonisti (volute o meno) in effetti non riesce quasi mai a evolvere nella catarsi.
E questo è il limite di questo film di forme sontuose e drappeggi di colori e luci di un ispiratissimo Peter Suschitzky; scenografie che si arricchiscono dell’architettura del Palazzo Reale di Napoli, del Castello di Sammezzano di Reggello e Palazzo Vecchio a Firenze, il Castello di Donnafugata in Sicilia e in quello di Roccascalegna in Abruzzo. E’ un trionfo di forma dalla regia morbida, ma di una forma che non veicola quasi mai un senso compiuto restando fine a se stessa. Mentre la fiabe nascondono nelle metafore della simbologia il senso profondo di ciò che narrano, morale, esistenziale, etico, i racconti del film non hanno la forza di ergersi a mito. Le tre storie intrecciate iniziano sempre con un’idea forte, suggestiva, per poi diluire quell’idea lungo la trattazione fino a perdersi. Forse è voluta questa condizione, l’aleggiare fiabesco attorno ad un tema senza attaccarlo mai. Il filo conduttore che lega idealmente le tre storie è quello della compagnia circense ( ne fanno parte Carlo Ceccherini e Alba Rohrwacher) che diletta gli annoiati sovrani con frizzi e lazzi, giochi da saltimbanchi e numeri di mangiafuoco. La compagnia inconsapevolmente replica il tenore del film, un gioco molto bello, seducente e che a tratti stupisce con trucchi da mangiafuoco. L’incanto si esaurisce non appena la fiamma muore nella bocca del giullare e si resta solo con l’odore di benzina e pece nell’aria che aleggia come un ricordo di qualcosa che è stato bello quanto effimero.
Fiammate, Il racconto dei racconti assomma quadri perfetti incastonati di figure come gioielli, momenti lirici si alternano a riuscite derive horror, il sangue si impasta alle lacrime, al desiderio, alla morte.
Il racconto dei racconti è un film sulla fantasia dell’amore declinato in ogni sua deriva ma forse proprio per questa perfezione formale che si distacca dall’iconografia del fantasy moderno resta un lavoro di testa per la testa, mentre il cuore, quel cuore di drago che nutre il desiderio più grande di tutti, è lontano con la bestia in fuga.
Il racconto dei racconti è, purtroppo, il racconto di un racconto mai nato.
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