Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Il film di Garrone purtroppo è un'operazione piuttosto scombinata e altalenante, non apre sentieri nuovi al fantasy e neanche rinnova l'antico fascino del fiabesco. "Purtroppo" perché c'erano diversi motivi per tifare per la riuscita del film, vuoi la firma (e il coraggio) di un "autore" che prometteva un approccio non banale a un genere che di opere d'arte ne ha prodotte poche (se ne ha prodotte...), vuoi per l'intelligente utilizzo di una fonte letteraria italiana ("Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile) e di meravigliosi scenari completamente nostrani che un po' d'orgoglio certo lo smuovono (e ci ricordano i soliti sprechi delle ricchezze italiche). Eppure, pur con tutta la buona volontà di stare dalla parte del regista, non si possono non notare le sfilacciature e la mano incerta di chi sembra un po' troppo lontano dal suo elemento, soprattutto nei frangenti più avventurosi (esempio: la scena col "pipistrelloide" gigante e l'inseguimento con l'orco sono entrambe prive di tensione e sono narrate con stile troppo distante e anonimo per coinvolgere destando paura o meraviglia).
IL RACCONTO DEI RACCONTI è in realtà un "film a episodi" mascherato. È infatti costituito da tre favole distinte intrecciate (chissà perché) in sede di montaggio. La netta divisione tra le storie ostacola però (ovviamente) l'esperienza di un unico percorso emotivo costringendoci ad entrare ed uscire di continuo dai diversi momenti dei diversi episodi senza che in questa alternanza vi sia alcun significato in rapporto al film nel suo complesso. Forse sarebbe stato più opportuno mantenere l'integrità delle singole favole per evitare quantomeno di diluire la forza di storie nate per essere agili e sorprendenti. Credo sia soprattutto in virtù di questa scelta che la sensazione finale rispetto al tutto risulta essere quella di una lunghezza eccessivamente trascinata e di nessun vero centro emotivo che spicchi nitidamente.
Per la verità l'inizio era promettente. Bella padronanza formale e chiari accenni di voler puntare su suggestioni personali e non inflazionate. Poche parole e molto spazio alla narrazione delle atmosfere attraverso la musica del recentemente "oscarato" Alexandre Desplat (fondamentale per evocare tensione, mistero, concitazione) calata su quadri visivi a volte notevoli (Salma Hayek che consuma un fatidico "pasto rosso" immersa in bianchi arabeschi; la trasognata lotta sottomarina col drago albino). Ma forse in fin dei conti sono le migliori cartucce del film e non corrispondono per altro allo stile dell'opera che nel complesso tende alla concretezza realistica. Peccato. Perché la strada tracciata da quegli iniziali "azzardi" prometteva una trasfigurazione poetica intrigante e a mio parere più consona al tema ricorrente della metamorfosi. Mentre il taglio realistico mi sembra di poter dire che non porta nulla di veramente interessante, anche perché non viene spinto alle estreme conseguenze, non si traduce cioè in una presenza ravvicinata, palpabile e ossessiva di carne, sangue e mutazioni (nessuna atmosfera alla Cronenberg, per capirci), così come non enfatizza il possibile lato dark-horror di alcuni spunti (anzi, per certi versi, la nettezza delle immagini cancella la "zona d'ombra", "l'indistinto misterioso" tipico delle favole nere). Inoltre per far vibrare in profondità con strumenti realistici temi come il desiderio o le molteplici forme d'amore che il film mette in scena, sarebbe stato necessario scavarla meglio, questa profondità. Sarebbe stato necessario dedicare più tempo a caratterizzare i personaggi che risuonano maggiormente (cosa di cui solitamente le fiabe non si preoccupano utilizzando figure archetipiche che consentono di andar dritto all'effetto e/o al messaggio con pochi tocchi). Il film però non modifica la forma della favola quanto dovrebbe per rendere i personaggi "realisticamente complessi" e così facendo li mantiene sottili e volatili, giusti per una favola in forma di favola ma non per un film di due ore in forma (semi)realistica.
(Per fortuna ci si può consolare con le bellissime interpretazioni da protagonisti del Castello di Donnafugata, delle Gole dell'Alcantara, di Castel del Monte, di Roccascalegna etc. etc.)
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