Regia di Cristina Comencini vedi scheda film
La solita solfa: gineceo riunito per le grandi occasioni (in Matrimoni era il Natale; ne Il più bel giorno della mia vita una comunione; stavolta si commemora il decennale della scomparsa di Saverio Crispo (Scianna), attore di culto del cinema italiano) e sfondo agrodolce su tema amoroso, come in Va' dove ti porta il cuore, Liberate i pesci e La bestia nel cuore). A casa di Rita (interpretata da Virna Lisi, qui alla sua ultima apparizione cinematografica), la sua prima moglie, accorrono la seconda moglie spagnola (Paredes) con figlia (Pena) e genero al seguito (Mollà), più un manipolo di altre discendenti che l'uomo ebbe da altrettante relazioni in giro per il mondo. La figura di Saverio fa da catalizzatore di rancori mai sopiti, di gelosie nemmeno troppo represse, di vendette subdole.
Il cinema di Cristina Comencini continua a naufragare in un oceano di luoghi comuni, situazioni stracotte, personaggi caricaturali, criptoideologia manichea. In questa occasione ci si aggiunge la ridda di citazioni a sproposito (Leone, Monicelli, Risi, Petri, Germi) che esasperano la centrifuga preposta a rappresentare una figura di fantasia che - nelle intenzioni della regista e di Giulia Calenda, coautrice del copione - dovrebbe essere la sintesi del divo cinematografico degli anni d'oro della commedia all'italiana, un mix nemmeno troppo nascosto tra Gassman, De Sica e Mastroianni, tutti grandi seduttori la cui memoria viene annichilita da questo filmaccio da cicaleccio tra femmine, molto al di sotto la cortina del fotoromanzo.
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