Regia di Cristina Comencini vedi scheda film
“Donne sull'orlo di una crisi di nervi”: questo sono arrivate ad essere le donne della famiglia Crispo. Ovvero pressoché la totalità di quanto residua della famiglia allargata, multilingue, anzi multietnica, che vanta come capostipite il celebre attore e divo italiano, ma di fama vieppiù internazionale, come Saverio Crispo.
Mogli, o meglio ex mogli, figlie, amanti, nipoti, il marito della terza figlia (che però si chiama incoerentemente Secunda), amanti segreti delle figlie, un giornalista dalla preparazione monografica così maniacalmente accurata che sfiora la completezza, non fosse che per qualche scoop dell'ultimo momento, ed un critico cinematografico retorico e prolisso, più altri ancora, si radunano per commemorare il decimo anniversario della scomparsa del grande attore nel casale della prima moglie, quella italiana, il luogo ameno e apparentemente tranquillo in cui la star si rifugiò consumando gli ultimi istanti di vita.
La circostanza, ufficiale e di un certo rilievo mondano-giornalistico, organizzata in ogni minimo particolare dalla figlia maggiore dell'attore, finisce per alimentare le scintille di un teatrino di situazioni che portano a galla segreti più o meno inconfessabili o proibiti, in grado di aizzare motti di astio che giungono utili come paglia per attizzare il fuoco della rivalsa che mina le basi di una tregua sopita solo in apparenza tra le donne, sorelle, amanti o mogli che dir si voglia.
Un divo, reso qui con l'istrionismo necessario che l'aitante Francesco Sanna riesce a far trasparire dalla sua fisicità opportunamente latina, risulta come un miscuglio accurato (ma solo fino ad un certo punto) dei nostri più rappresentativi attori lungo tutto il '900: Gassman su tutti, ma anche Volonté, Nazzari, Tognazzi e chissà chi altro: senza volerne emulare uno in particolare, né riferirsi alla vita privata di alcuno di essi in particolare, Cristina Comencini prova a raccontarci come la capacità di catturare ed irretire con la propria fisicità e capacità interpretativa, non esimano la celebrità dal dimostrarsi un perfetto essere immaturo ed irresponsabile dal punto di vista di quella che è la vita vera, rendendo l'individuo reale un personaggio ben più cinematografico dei singoli protagonisti interpretati lungo una leggendaria carriera internazionale.
D'altronde proprio la stirpe Comencini - forte di ben quattro figlie (tra cui proprio Cristina, la più nota) di un padre capostipite, quel Francesco maestro di cinema che, comunque vada, non potrà mai restare secondo rispetto ad alcuna di esse, pur impegnate tutte o quasi nella medesima arte – sa bene di cosa si sta parlando nel film che dirige e co-sceneggia.
Peccato tuttavia che l'atmosfera eccessivamente lieve e ridanciana, troppo da commedia degli equivoci, renda un po' troppo costruita a tavolino e fine a se stessa una storia familiare che avrebbe meritato meno strizzatine d'occhio verso il pubblico, meno battutine da cabaret, e un più lungimirante e profondo rispetto di di una costruzione narrativa, che renderebbe in tal caso ben accetta la leggerezza, qualora non ci si facesse affogare dentro in modo irrecuperabile e banalmente malizioso.
Si ha l'impressione di volersi tenere ancorati attorno alle regole della commedia veloce e spigliata che ha reso grande molto cinema del passato, ma anche recente (penso, in particolare per quanto riguarda quest'ultimo, alla perfezione cristallina di un tardivo, ma vivacissimo, giovane ed intelligente Monicelli di Speriamo che sia femmina), grazie magari ai divi sopra citati, sciupando l'occasione con sipari e scenette che permettono ad ogni celebre attore qui impegnato (cito la compianta e qui raggiante e divertita Virna Lisi prima di tutto, ma pure una Valeria Bruni Tedeschi tutta nevrosi ed erre moscia come si conviene, Angela Finocchiaro organizzatrice in preda al panico, una Marisa Paredes che abbandona la criniera per assumere i tratti sofisticati di una nuova Valentina Cortese, ma pure Toni Bertorelli, irresistibile critico dagli effetti devastanti e Neri Marcorè, e Jordi Mollà, uomini più che mai al guinzaglio) di metterci ognuno un po' del proprio repertorio personale, e rendendo il film una girandola un po' inconcludente o inefficace, se non addirittura goffa, di buoni propositi non troppo coerentemente espressi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta