Regia di Cristina Comencini vedi scheda film
Del cinema italiano dei tempi che furono, i tempi di Comencini Luigi, Saverio Crispo era un divo: un Volonté, un Mastroianni, un Gassman. La Comencini, come l’Avati di La cena per farli conoscere, offre al personaggio immaginario una carriera: costruisce, tra l’omaggio e la parodia cinéphile, stralci di film d’impegno e spaghetti western, di nebbie francesi e frammenti svedesi d’inconscio. E s’inventa per lui una lunga storia di donne sedotte, nel caso sposate e poi abbandonate, e di figlie cresciute part-time, praticamente sconosciute, quando non riconosciute. Ma il film è al presente, al tempo di oggi. Riunione di famiglia a dieci anni dalla morte dell’attore: due mogli e quattro figlie, i compagni (chi li ha) e una controfigura non bastano comunque a riassumere il passato del divo, che riaffiora e sconcerta, a colpi di postumi coup de théâtre. Affrontare la figura di questa magnifica presenza, di questo pater familias spettrale, sradicandolo dal mito, femminizzandolo, giustificando il gossip in abyme, è programmatica occasione di emancipazione del femminile dal maschile e (affettuosamente) del presente dal passato. Ovvero da un cinema italiano (paterno) che non ritornerà. Amen. Null’altro: una commedia autoreferenziale per pubblico borghese, slegata dal reale, con gioco d’attori teatrale, difficoltà d’amalgama dei toni (il farsesco soprattutto) e poco da dire del mondo. Ultimo film di Virna Lisi.
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