Regia di Cristina Comencini vedi scheda film
Omaggio della regista a un certo cinema italiano e agli attori, interpreti di un’Italia d’antan, francamente da non rimpiangere troppo.
di che cosa si parla nel film
A San Vito dei Normanni – dove nacque – si sta commemorando, dieci anni dopo la morte, Saverio Crispo (Francesco Scianna), già grande attore e divo del cinema.
Si riuniscono, per celebrarlo degnamente nella casa di famiglia, le due vedove Rita (Virna Lisi, alla sua ultima interpretazione) e Ramona (Marisa Parades), oltre alle numerose figlie – non solo quelle ufficialmente riconosciute – i generi nonché i nipoti dell’ultima generazione.
Dal mare di ricordi che affiorano alla memoria delle due compagne della vita – ormai troppo anziane per la gelosia, ma ancora sufficientemente giovani per lanciarsi qualche bella battuta al vetriolo – emerge, come in un santino d’epoca, il ritratto di un uomo bellissimo, affettuoso, buon marito e buon padre, sebbene un po’ troppo sensibile alla bellezza delle donne che lo assediavano e lo insidiavano dovunque egli si trovasse.
La verità di Saverio, invece, era un po’ più complicata, come sarebbe apparso evidente di lì a poco alle vedove costernate e alle figlie attonite, e offriva un’immagine del personaggio assai lontana anche da quella idealizzata delle celebrazioni ufficiali.
Il film, ricostruendo, sull’esile traccia biografica di un uomo immaginario, sorta di icona del maschio italiano – il “latin lover”, appunto – diffusa da alcuni famosi attori – da Mastroianni, a Gassman, a GianMaria Volonté, a Rossano Brazzi a Ugo Tognazzi e, forse, anche, Rodolfo Valentino – , fornisce l’occasione per l’evocazione di celebri opere cinematografiche e dei loro registi, spariti insieme a un’intera società, sommersa dall’omologazione dei gusti e dei comportamenti e diventata abbastanza simile ad altre società del mondo occidentale.
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