Regia di Claudio Cupellini vedi scheda film
Fosse stato un po' più sintetico, sarebbe stato un film più che discreto. Una bella storia, sminuita però dalla prolissità della narrazione.
C’è un momento a circa metà del film (devo supporre che in sala corrisponda al momento dell’intervallo, ma non saprei, avendolo io visto in televisione), in occasione dell’incidente dei due protagonisti, con un lungo, lunghissimo “nero”. Dopo quel “nero” così incisivo (e magari, in sala, dopo una malsana sigaretta fumata fuori dal cinema) è lecito aspettarsi che il film prenda una seria svolta. Se non che, già prima di quel “nero” (e cioè già solo nel primo tempo), lo spettatore aveva già visto come minimo tre film, dei quali il migliore è senz’altro quello iniziale tutto recitato in francese prima che il nostro eroe Fausto (bravissimo il solito Germano), ancora conciato in livrea come un “pinguino chic” (citazione del copione) combinasse il suo primo pasticcio. E poi ce ne sono vari altri (di film): uno d’amore, uno di rampantismo, uno di gangster, uno di mondanità modaiole, ecc.
E’ vero che esistono anche le trame complesse, i film che raccontano, e raccontano, e raccontano... per due ore e passa; però a mio avviso, per renderli quanto meno digeribili (anche senza le pretese di renderli bellissimi) non bastano le ottimi prestazioni attoriali, ma serve anche un’idea di racconto davvero corposa, coinvolgente, importante. “Alaska” (titolo ingannevole e anche un po’ antipatico dovendolo usare dentro un motore di ricerca data l’inflazione cinematografica del termine “Alaska”) è invece una storiellina lunga, lunga lunga, dove sono tante le cose che succedono che si fa quasi fatica, giunti ai titoli di coda, a ricordarsi da dove si sia partiti, e a ricapitolare il come ci sia arrivati.
Insomma, tutto sommato non un brutto film, anche generoso se si vuole, ma un po’ troppo pedante e prolisso, dove si sente pesare una certa incapacità di sintesi. E meno male che c’è Germano, se no...
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