Regia di Gerard Johnson vedi scheda film
Capita a volte sbanchino ai botteghini giocattoloni cattivi cattivi ma assolutamente demenziali nello svolgersi degli eventi come Io vi troverò (lasciando pure poi l'abbrivio per evitabilissimi sequel).
E invece altri crime neri come la pece, anch'essi molto tosti e cattivi ma molto molto più verosimili come Hyena non solo non avranno successo ma, credo, nemmeno un posto nella distribuzione.
In realtà ho accostato questo film a quello di Neeson soltanto per molti richiami con la criminalità dell'est e per la figura disastrosa che si dà all'Albania.
Altrimenti, per restare al cinema recente -quello che conosco meglio-, credo che Hyena possa essere un ottimo mix tra Drive, The Seasoning House e Kill List.
Prende un pò qualcosa da tutti e 3 (ma senza alcun plagio): la notte, la criminalità dell'est, lo sfruttamento delle ragazze, la droga, la corruzione, la violenza, le vite perse, finanche, cosa presente soprattutto in Refn, una certa cura formale non indifferente.
Vedere ad esempio lo splendido prologo, una muta sequenza fotograficamente bellissima e girata alla grande.
Ma forse l'aspetto dove Michael, il poliziotto corrotto di Hyena, ricorda di più l'indimenticabile protagonista senza nome di Drive è in questa discesa agli inferi senza possibilità di risalita, in questo esser entrato (lui con molte più colpe che il personaggio di Gosling) in un vortice di violenza dal quale poter uscir vivi è praticamente impossibile.
E il richiamo allo scorpione in un caso e alla iena nell'altro è suggestivo.
Non esistono buoni in Hyena, e non esistono nemmeno persone oneste, visto che ogni personaggio è legato allo stesso tempo ad un altro e al nemico di quest'ultimo.
A incula B che incula C che incula D che era amico di A e di B che incula E che era amico di C.
E' un film di gente che deve guardarsi alle spalle e vivere continuamente con la paura di morire.
In realtà tutti i personaggi sono degli emeriti pezzi di merda con facce da galera (ottimi gli attori), gente che a questo mondo sa muoversi. Ma nella vita, specie in quella criminale, c'è sempre un vincitore e un vinto alla fine.
E anche nei pochissimi personaggi eticamente a posto, la ragazza albanese (grande attrice) e la compagna di Michael, c'è comunque una vita che non regala niente di buono, una distrutta dagli altri, l'altra da sè stessi.
Per questo ho definito il film nero come la pece, non ha vie di fuga, non ha felicità, niente.
Michael è un poliziotto che sa il fatto suo, ottiene molti risultati ma è tremendamente corrotto.
In realtà, almeno verso il genere femminile (visto come unico spiraglio di luce nel film), sembra avere rispetto e persino capacità di empatia (il rifiuto della scopata, l'aiuto alla ragazza albanese, quello che gli si legge negli occhi per il dolore che sta causando alla fidanzata).
Per il resto è un figlio di puttana che alterna buone cose ad altre deprecabili.
Del resto nella terribile (per violenza) scena del primo omicidio il suo personaggio ci viene presentato molto bene, uno che per salvarsi il culo se ne sta là frignante ad assistere al macello.
Però, magia del cinema, il suo personaggio ti colpisce, ti sembra migliore di quello che in realtà i fatti non dimostrano essere. Sembra quasi più uno che ormai ha fatto troppe cazzate dalle quali non riesce ad uscire che un vero e proprio cattivo.
Come cattivi, mostri e macellai ci vengono invece presentati i due fratelli albanesi, due criminali che sconfinano quasi nell'horror per crudeltà e capacità di terrorizzare (di quelli che se li incontri in giro oltre pregare non ti rimane altro).
Si arriva a picchi di violenza assurdi (anche da qui il richiamo a Kill List il cui protagonista, peraltro, è anche qua), in un film che comunque rimane un crime poliziesco a tutti gli effetti. Ad un certo punto c'è quasi la sensazione di ritrovarsi nel Cold Fish di Sono tanta è le'efferatezza e la forza delle immagini.
Per non parlare poi della violenza subita dalla ragazza albanese (ottima la scelta del "partner", disgustoso), mio richiamo principale a quel film dallo straordinario primo tempo che è The Seasoning House.
La sceneggiatura è molto complessa, difficile far stare in piedi tutti questi rapporti così ipocriti e falsi.
Ma se state ben attenti tutto fila alla grande.
Non mancano le scene da ricordare, alcune, come detto violente, altre cariche di tensione, altre ancora costruite benissimo (la festa albanese a casa) in un film che non ambisce al capolavoro ma è un perfetto e quasi imprescindibile film per amanti del genere.
La Londra di notte è magnifica e ci viene restituita in tutta la sua sporcizia dei sobborghi, nel tripudio etnico, nelle cose indicibili fatte dentro le mura di piccoli appartamenti.
Quando un pò per sfortuna e molto per scelta propria ti ritrovi nelle fauci del Male senza possibilità di muoverti se non quella di evitare più che puoi i suoi morsi, il tuo destino sembra segnato.
E ti lasci indietro una scia di morti incredibile, quasi nessuna completamente innocente, ma sempre morti sono.
E rimani lì con gli occhi che si bagnano di disperazione, in attesa.
L'attesa più lunga della tua vita, una vita che, forse, nemmeno sarà più.
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