Regia di Adriano Celentano, Piero Vivarelli vedi scheda film
Il primo film da regista di Celentano non può che essere un cult già sulla carta. Va detto che tutta la prima parte fino all'arrivo al convento ha ritmo e idee da vendere. La pianificazione del colpo nella sala da biliardo è una bellissima pagina noir tinta di grottesco per lo stile "alla Celentano" che l'autore gli ha impresso. Poi, dal convento in avanti si cala di ritmo, o meglio si fa altalenante, e i moduli narrativi non sono più giocati con classe come prima. Bellissima la fotografia con un bianco e nero d'atmosfera, per non dire del doppio finale, quello narrativo e quello metacinematografico, con cui Celentano imprime il suo sigillo di autore già nel lontano '64. Va letto così anche l'inserto musicale con il Molleggiato che canta e balla "L'Angelo Custode", che non va visto come semplice espediente per inserire una canzone in un film che ricalca comunque i musicarelli di quegli anni.
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