Regia di Ronnie Sandahl vedi scheda film
Dino, giovane svedese sulla ventina, emigra in Norvegia in cerca di lavoro. Lo trova come babysitter e domestica in casa di Steffen e delle sue due figlie, una piccola che subito si affeziona a lei e una adolescente, un po' introversa. Dino conquisterà anche lei, ma soprattutto Steffen.
Anna Dinovic, detta Dino: svedese di chiare origini slave, nel nome e nei tratti somatici, costretta a emigrare in Norvegia a causa dell'alta disoccupazione in Svezia. Quella di Underdog è una storia moderna, che racconta con toni realistici quello che sta succedendo nell'Europa considerata economicamente più stabile e più avanzata in merito alle politiche sociali; a sapersi adattare alle nuove circostanze non a caso è una ragazza proveniente da lontano, già abituata all'idea di precarietà, di mancanza di stabilità che regola il mondo odierno, anche nelle nazioni benestanti o apparentemente meno problematiche. Interessante nelle tematiche, ma un po' blando nello svolgimento, Underdog è l'esordio dietro la macchina da presa per il giornalista Ronnie Sandahl, svedese classe 1984 e quindi appena trentenne, ma già dalle idee chiare. La sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, centra in pieno gli argomenti e soprattutto si focalizza su quelli più scottanti del momento: migrazione e crisi economica; purtroppo però va rilevato che più volte il meccanismo narrativo si inceppa, dando l'idea che il film avrebbe perfettamente senso anche ridotto alla metà della sua lunghezza definitiva (circa cento minuti): in particolare è la prima parte che stenta a decollare. Bene i protagonisti centrali, cioè Bianca Kronlof - alla sua seconda esperienza su un set - e, già più navigato, il norvegese Henrik Rafaelsen. 5/10.
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