Regia di Léa Fazer vedi scheda film
Jocelyn Quyvrin è un attore francese, deceduto in un incidente d’auto all’età di 30 anni. Aveva avuto un ruolo di rilievo nell’ultimo film di Eric Rohmer, “Les amours d’Astrée et Céladon” nel 2007. Ammiratore fin da ragazzo del maestro della Nouvelle Vague, l’esperienza lo segnò profondamente, tanto da ideare e scrivere insieme alla sua amica e regista Léa Fazer la sceneggiatura di un film che narrasse il dietro le quinte della realizzazione che lo aveva visto coinvolto. Il destino ha voluto che non si godesse il risultato della sua fatica e, soprattutto, che non potesse interpretare il ruolo che aveva immaginato per se stesso. Sostenuta dai produttori che avevano reso possibile l’unica regia di Jocelyn Quyvrin (“Acteur”, cortometraggio del 2006), Léa Fazer, sua regista in altre due pellicole e amica di lungo corso, prende le redini del progetto e dirige un film elegante nella forma e fedele alla filosofia cinematografica di Eric Rohmer: teatrale e aulico quando si recita sul set (si pensi al precedente “Perceval le Gaulois” del 1978), spontaneo e plausibile come nelle sue “Comédies et proverbes” quando si seguono i personaggi dietro le quinte. Nei titoli di coda, il film è ufficialmente e giustamente dedicato a Jocelyn Quyvrin, ma ho avuto la sensazione che l’omaggio, non so se inconsciamente o consapevolmente, sia reso soprattutto a Eric Rohmer, grazie anche all’ispirata interpretazione di Michael Lonsdale, vero protagonista della pellicola. Lungi dallo scimmiottare il grande regista, si cala nel personaggio a modo suo, con il suo inimitabile modo di recitare. Nel film, si chiama Cédric Rovère e gioca sulla stessa fantasiosa assonanza nel trasporre la sua personalità in quella del suo personaggio, seguendone la filosofia, restituendone il carisma e regalando allo spettatore grandi perle di saggezza. Una su tutte: la fedelissima segretaria di produzione si lamenta per l’eccessivo consumo di pellicola, che rischia di mettere ulteriormente in difficoltà un budget già precario e aggiunge: “Per fortuna il prossimo film sarà in digitale e questo problema non esisterà più”. L’Eric Rohmer di Michael Lonsdale risponde: “Il digitale? E’ brutto!”. “Certo”, risponde la segretaria: “ma è il futuro”. E il vecchio Lonsdale/Rohmer conclude: “Il futuro? il futuro?”. Nel senso di : cosa vuoi che me ne importi? Nell’insieme, il film è solare, lascia un buon sapore in bocca e si lascia amare per come ricorda in maniera originale la splendida figura del cinema che fu Eric Rohmer.
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