Regia di Jean Yarbrough vedi scheda film
B-movie Universal che si inserisce nella serie horror dell'uomo lupo in maniera impropria. Nessun licantropo, né trasformazioni o effetti speciali per un giallo dal taglio sentimentale, sdolcinato e ovviamente a lieto fine.
Londra, fine del XIX° secolo. In un parco un uomo subisce l'aggressione di una bestia non meglio identificata. Poi tocca a un bambino. Mentre la polizia di Scotland Yard indaga, Phyllis Allenby (June Lockhart) - giovane ereditiera della famiglia Allenby - teme che una vecchia leggenda sui lupi mannari sia divenuta realtà e abbia coinvolto la sua persona. Una settimana prima del matrimonio con l'amato Barry Lanfield (Don Porter), Phyllis condivide la tenuta con la zia Martha (Sara Haden), la cugina Carol (Jan Wiley) e una anziana domestica. Carol tenta di incontrarsi con un il suo amante, lo spiantato Dwight (Martin Kosleck) ma la relazione è osteggiata dalla madre, che la vorrebbe in dote a un uomo abbiente. Dopo la morte di un ispettore, Phyllis sempre più convinta di essere la responsabile degli omicidi attribuiti a una belva feroce, si allontana da Barry con l'intenzione di annullare il matrimonio.
Diretto da Jean Yarbrough (1900 - 1975), un regista molto attivo in tutti generi poi approdato a fine carriera alla direzione di serie televisive, questo She-wolf of London ben rappresenta una classica produzione b-movie Universal che, seppur a basso budget, dimostra con quanta cura siano stati selezionati gli attori (in una piccolo ruolo da poliziotto compare anche James Finlayson, presenza quasi fissa sui set di Stanlio e Ollio). Come sempre suggestive le scenografie, di stampo teatrale, al servizio di un giallo mascherato da horror. Si tratta comunque di un progetto minore della casa, pensato per la distribuzione in double bill (esce nelle sale nel 1946, in doppia programmazione con The cat creeps). Molto ben sceneggiato con dialoghi efficaci e reso graficamente un gioiellino dalla splendida fotografia che valorizza il bianco e nero, si colloca sulla serie dell'uomo lupo riuscendo a non mostrare mai la creatura quanto la sua - altrettanto violenta - metamorfosi mentale, assumendo così, curiosamente, l'aspetto di predecessore dei successivi gialli ibridati con horror, realizzati anche in Italia ad esempio da Emilio P. Miraglia (La dama rossa uccide sette volte e La notte che Evelyn uscì dalla tomba).
Citazione
Barry recita alla protagonista il discorso di Graziano nell'atto IV, scena I de "Il mercante di Venezia":
"Mi fai quasi vacillare nella mia fede
per avere un'opinione con Pitagora
che le anime degli animali si infondono
nei tronchi degli uomini.
Lo spirito volgare governava un lupo che, impiccato per il massacro umano
anche dalla forca fluttuava la sua anima cadente.
E mentre tu giacevi nella tua diga sconsacrata
infuso in te, per i tuoi desideri
sono lupi, sanguinosi, affamati e famelici..."
"Quando nelle lunghe notti gelate levava il muso alle stelle gettando lunghi ululati nello stile dei lupi, erano i suoi antenati morti e ridotti in polvere, che levavano il muso alle stelle e ululavano nei secoli attraverso di lui." (Jack London)
Trailer
F.P. 28/02/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 58'43")
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta