Regia di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo vedi scheda film
Ogni maledetto natale tentiamo di trovare qualcuno che esorcizzi le cinepanettonate, ma nonostante le sirene di validi artisti che, viaggiando notoriamente una spanna oltre il mediocre, lusingano e incoraggiano questi nostri buoni propositi (altro insano leitmotiv del periodo natalizio) sempre troppo spesso, ce la prendiamo in saccoccia.
Come anche stavolta.
La banda Boris traccheggia blandamente restando appesa ai suoi eccessi; l'unica buona idea, far recitare i medesimi attori una volta nelle vesti di una sgangherata famigliona della Tuscia, e l'altra come elementi di un aristocratico ceppo di ricchi industriali romani, rimane appunto un epico miraggio.
Nei due tronconi di film cambia radicalmente la denotazione sociale ma i personaggi si riciclano nel loro eccesso, si pettinano e si sbarbano, si vestono una volta bene e l'altra male, ma si agitano a vuoto dentro la stessa struttura di una ridondante iperbole.
Perdono il treno e una ghiottissima occasione per donare verve autentica ai rispettivi personaggi, e soprattutto allo strato sociale preso di mira, lontano teoricamente anni luce ma appiattito dalle stesse nevrosi. Sotto questo punto di vista i tremila cappelletti tusciani non si distanziano dai millemila euri di pesce nella cucina aristocratica.
Fanno solo arido numero e strappano sorriso smunto.
Guzzanti smarzocca senza ritegno (aiutato dalla parolaccia facile che tanto continua a far ridere), la Morante se la teatralizza sia in Tuscia che come dama della carità, Giallini e Mastrandrea gigioneggiano sottoutilizzati - basterebbe rivederli in coppia nel serial Buttafuori (su youtube, per chi non abbia mai avuto il piacere) per vedere di cosa sono capaci, e sempre con gli stessi registi! (che evidentemente sul lungometraggio tendono a perdere colpi e fantasia) -, Pannofino, Fresi, Sartoretti e la Guzzantina, specie quest'ultima, mi si dimenano “tanto per” e la coppia di apparentemente normali che si destreggia tra le due famiglie, galleggia stordita e spesso ancor meno credibile; meglio Cattelan, comunque, rispetto all'impalpabile Mastronardi.
Addapassa' pure 'sto Natale...
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