Regia di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo vedi scheda film
Non è sempre festa. E menomale, se si tratta del "momento più spaventoso dell'anno", la "festa delle tenebre". Il maledetto Natale. L'allegra brigata di Boris (Ciarrapico, Torre, Vendruscolo) va nuovamente 'contro' (e questo glielo concediamo, per ora, in attesa di un'evoluzione di cui abbiamo un disperato bisogno): se nella fantastica serie e relativo film trattone l'oggetto scarnificato e schernito era il piccolo mondo assurdo delle italiche fiction, qui addirittura è un'istituzione sacra come la ricorrenza natalizia (per quanto Pannofino II dichiari che con la religione non c'entri nulla).
Operazione sulla carta non originalissima e un po' rischiosa, ma senz'altro interessante, che i Nostri cercano di rendere tale, e meno prevedibile o banale, sin dai primi istanti, con quelle scene preistoriche che paiono quasi richiamare Superfantozzi o Il cavernicolo. Il pensiero, esplicitato anche attraverso l'utilizzo di una voce narrante, è cristallino e abbagliante come le lucine che si appendono sull'albero: quella festa porta sciagure, un periodo estremo fatto di sprechi assoluti, banchetti opulenti, eccessi d'ogni specie, ed in cui viene fuori il meglio (cioè il peggio) di sé. Ma durante il quale può capitare, persino, che una storia d'amore - di quei rarissimi, veri amori a prima vista - possa sopravvivervi. Amen.
Così, al fine di definire un quadro quanto più completo delle tipologie 'patologiche', ecco l'illuminazione: la rappresentazione in due 'fasce' opposte delle rispettive famiglie dei due giovini, ma utilizzando gli stessi attori (taluni anche nel medesimo ruolo corrispettivo), camuffatti (più o meno) ad hoc e con un'accentuazione marcata, quasi d'avanspettacolo, delle caratterizzazioni.
Ora, a parte che pare non si possa uscire vivi dall'irrinunciabile ricorso alla contrapposizione di mondi (generalmente nord vs. sud, nel caso in oggetto è ricchi vs. poveri) per accendere la miccia della comicità - ed anche i neofidanzatini sono un po' Romeo e Giulietta -, però per quanto l'intuizione sia brillante l'effetto ottenuto lo è molto meno.
Dello spirito irriverente che pervadeva Boris non vi sono che tracce residuali, disperse in una sorta di gentile fanghiglia in bilico tra farsa e parodia che intrappola in risate forzate e benevolenza per stima acquisita e 'benaltrismo' (eh, considerato quello che ci propinano). Le vicende tragicomiche inscenate hanno poco di sana vera cattiveria e intensità e molto di (ri)costruito, anche di televisivo nell'accumulo di sketch che potrebbero stare bene in certi programmi 'comici', sebbene qualche battuta azzeccata e momento esilarante saltino fuori (come Corrado Guzzanti che spesso si divora la seconda parte con la performance del maggiordomo filippino). Nel complesso quindi può divertire, ma è più per le mascher(at)e e i toni esasperati nel differenziare le due 'fazioni' che per la scrittura, oggettivamente fiacca, non incisiva.
Di conseguenza il cast d'attori, potenzialmente memorabile, risulta in buona sostanza sprecato (su tutti Caterina Guzzanti ma anche Laura Morante, spaesata), o con interpreti che rifanno se stessi (Giallini, Pannofino che tende a irritare), mentre l'ottimo Stefano Fresi è efficacissimo in entrambe le parti (probabilmente l'unico). Peccato.
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