Regia di Benoît Délepine, Gustave Kervern vedi scheda film
Il titolo allude al controverso fenomeno parapsicologico noto come “esperienza di pre-morte”, riscontrato in taluni soggetti psichicamente traumatizzati, come nel caso del protagonista, Paul, alter-ego dell’autore de Le particelle elementari. In un proverbiale venerdì 13, egli decide di uscire con la bici per andare sui monti a riflettere sulla sua situazione esistenziale.
Film speculare di L’enlèvement de Michel Houellebecq, si tratta di un incessante soliloquio che esprime perfettamente le idee e le tematiche care a questo scrittore, in autoanalisi cognitiva. Quasi un bilancio sulla propria visione della vita, con cui misurare la distanza che lo separa dal (resto del) mondo. Il limite maggiore di questo onirico monologo introspettivo è la fattura troppo letteraria delle parole adoperate, in un continuo e presuntuoso richiamo al flusso di coscienza di Joyce, sulla scia della prosa proustiana.
I brani di Schubert e l’epilogo affidato ai versi di Baudelaire – tratti da Élévation – amplificano un’ostinata poeticità intrinseca da voler raggiungere perentoriamente, risultando spesso fastidiosa.
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