Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Youth non è il miglior film di Sorrentino, non lo era neanche La grande bellezza, ma è comunque un'opera interessante di un artista che ha dimostrato di essere disposto a tutto pur di non tradire la sua poetica.
Paolo Sorrentino, dopo la vittoria agli Oscar, presenta a Cannes il suo nuovo dramma, ispirato, anche questa volta, al cinema del maestro Fellini.
Di questo regista, amato e odiato da molti, ho sempre apprezzato la sua fantasia visiva (merito anche della fotografia) e il suo modo particolarissimo di scrivere le sceneggiature.
Grazie quindi a queste sue qualità, anche quest'ultima fatica del regista napoletano mi è piaciuta.
Questa volta però Sorrentino ha peccato un po' di vanità. Non è la prima volta: lo aveva già fatto ne L'amico di famiglia, film interessantissimo, ma non proprio riuscitissimo.
Lo stesso discorso penso che valga per questo suo Youth, che comunque si mantiene in linea con i precedenti lavori di Sorrentino, anche grazie ai suoi particolari personaggi (un regista che non riesce a trovare il finale per il suo film, un musicista che non dirige più).
Oltre ai grandissimi Michael Caine e Harvey Keitel, e agli eccellenti caratteristi Rachel Weisz e Paul Dano, sui quali non mi soffermo molto, ad aiutare Sorrentino sono state le splendide musiche che accompagnano lo spettatore nella visione che il regista ha della vecchiaia.
Youth non è il miglior film di Sorrentino, non lo era neanche La grande bellezza, ma è comunque un'opera interessante di un artista che ha dimostrato di essere disposto a tutto pur di non tradire la sua poetica.
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