Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2015 - CONCORSO
Arriva inevitabile il tempo dei bilanci, dei rimorsi, del tentativo di riscattarsi una volta per tutte, o quello della rassegnazione per chi riesce, almeno in apparenza, a convincersi che un buon ritiro dalle scene è la soluzione migliore. In un regale centro benessere svizzero, luogo da vip che accoglie attori ed artisti di ogni tipo, si incrociano le giornate di due anziani amici entrambi uomini di spettacolo: uno è stato un musicista notissimo e stimatissimo, che con le sue “musiche semplici” ha celebrato la sua notorietà rimanendone tuttavia imprigionato a vita; l'altro un regista ammiratissimo ma in calo di ispirazione, che dopo qualche passo falso cerca, con l'aiuto di alcuni suoi giovani sceneggiatori, di tirare le fila contorte di quello che egli annuncia come la sua opera testamento. I figli di entrambi sono stati marito e moglie, ma ora vivono separati e pieni di nevrosi. In particolare la figlia del musicista vive, secondo quanto essa stessa afferma, facendo due mestieri: la figlia e la segretaria di suo padre.
In quel microcosmo di bengodi e lusso compunto e un po' demodé, fra saloni un po' tetri e piscine di acque termali cristalline, tra prati fioriti a nascondere il cemento e montagne superbe in sottofondo, si celebra tra gli ospiti di quella ricca e sontuosa dimora, l'attesa del declino, ravvivata qua e là da qualche bellezza ancora fresca utile a poter ricordare e rimpiangere il mito di una giovinezza che si vorrebbe avere ancora nel corpo, oltre che nello spirito.
E tra richieste di tornare alla ribalta che sopraggiungono addirittura dalla Regina d'Inghilterra, e tentativi di tornare alla ribalta cinematografica oltre ogni traguardo ormai decorso, tra giovani attori capricciosi e complessati per venire ricordati solo per un mediocre blockbuster e non per le interpretazioni che contano, dive pluri-premiate e sboccatissime che vengono a comunicare con sdegno la propria indisponibilità per un progetto tanto agognato, Sorrentino celebra la festa dell'eterna giovinezza dello spirito, e del rimpianto per quella vitalità che sembra solo un vago ricordo sbiadito dal tempo inesorabile.
Il regista confeziona il suo film con un cast di star prestigiosissime /(Caine, Keitel, Wieisz, Dano, Fonda) che costituiscono anche uno dei punti di forza della pellicola, e gira nel lusso di location d0eccezione muovendo sinuosamente la macchina senza risparmiarsi in inquadrature costruitissime e dolly peraltro efficaci che ben si accompagnano alle atmosfere austere di una dimora principesca che incute sin un po' di soggezione.
Sorrentino non rinuncia a nulla, alla fisicità lussuriosa e necessaria di una Miss Universo che è il punto più prossimo alla perfezione, alla sua fissazione per Maradona (questa invero ce la poteva davvero risparmiare), e trova nell'ironia compassata e tipicamente british di un Michael Caine davvero ottimo, l'elemento basilare per rappresentare la dignità del ritiro dalle scene e dalle ambizioni; la capacità di sapersi tirare indietro ma anche l'intelligenza di saper cambiare una decisione apparentemente irrevocabile. Dalla sua bocca, ma anche da quella di molti altri personaggi di contorno, escono frasi importanti e basilari che sarebbe bello riuscire a citare una dietro l'altra: “La musica è meglio di tutto perché non ha bisogno né delle parole né dell'esperienza”, “L'ispirazione è una bugia”, “Le emozioni sono tutto quello che abbiamo” e tante altre.
Una colonna sonora accuratissima, come nelle altre opere precedenti di Sorrentino, occupa un ruolo fondamentale e non solo coreografico, e spazia dalla disco di You got the love al gruppo inglese dei Retrosettes, fino alle eleganti composizioni di David Lang.
Youth sa essere tenero e spietato come la vita riesce ad apparirci a seconda di come la sappiamo organizzare e ne sappiamo cogliere le occasioni che qualcosa o qualcuno ci mette dinanzi.
Youth è furbo ed ammiccante, ma anche sincero e sferzante, acido e consolatorio, elegante e ridondante, leggero come una piuma o pesante come un macigno; alcuni personaggi vinceranno, accettando nuove sfide fino a poco tempo prima impensabili e frutto di un patto intimo con se stessi; altri perderanno, altri rinunceranno alla parte della vita (Dano a quella di interpretare Hitler, mentre la diva Jane Fonda pagherà con l'isteria irrefrenabile e un peso insormontabile sulla coscienza la volgarità che ella vende come schiettezza e che ha tolto la vita al regista che l'ha lanciata dal nulla).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta