Regia di Lawrie Brewster vedi scheda film
presenti spoiler, ma non rovinafilm
Uno degli horror più strani e difficilmente giudicabili che mi è capitato di vedere questi anni.
A tratti quasi portentoso, altri pessimo.
E però c'è da dire che questo piccolo horror inglese ha una sua identità, un suo stile, una sua maniera.
Ci troverete dentro di tutto, lo spunto dell'ottimo The last will and testament of Rosalind Leigh, la malsanità di The Living and the Dead (non solo nell'ambientazione ma soprattutto nel disagio psichico del protagonista), qualche spruzzata di The Others e anche molto diBabadook.
Un capolavoro insomma? no, tutt'altro.
Questo è un film che tra una scena e l'altra ti fa cambiare continuamente giudizio.
Alcune sequenze bellissime e altre francamente imbarazzanti come ad esempio quella, insensata, dei 5 minuti di ballo di lei che però, per restare in tema schizofrenia, ha due movimenti di macchina dentro notevolissimi.
Alcune immagini straordinarie per fotografia ed altre che paiono amatoriali.
Degli attori buoni ma che ogni tanto devono recitare da cani per colpa della sceneggiatura.
Ma quello che fa la differenza in Lord of tears è un montaggio talmente impazzito e psichedelico che o smetti di vedere il film o ne rimani abbastanza affascinato.
C'è una vicenda "reale" che va avanti in modo abbastanza lineare sì, ma tutto è continuamente, ripeto continuamente inframmezzato di velocissime clip horror che spaziano da alcuni flash back di quello che successe anni e anni fa al protagonista bambino, a premonizioni di quello che forse accadrà nel film, fino a, semplicemente, sogni/incubi che il protagonista, un uomo puro di cuore ma completamente devastato psicologicamente, fa di continuo.
L'acqua ritorna sempre, poi un'accetta, poi dei fogli che volano, poi il volto insanguinato dell'amico e tante tante altre cose che lo capisci subito che sto film gioca moltissimo, forse pure troppo, sull'aspetto psicologico e che stai tranquillo, prima della fine qualcosa di quello che hai visto in questi flash accadrà.
E poi c'è lui, l'Uomo Gufo, un mostro visivamente eccellente, una grande intuizione, creato sulla falsariga del mitico Slenderman che, ad esempio, ho visto protagonista di alcuni corti veramente notevoli. Ma se visivamente funziona (anche se, paradossalmente, lo vediamo anche troppo spesso secondo me) the Owlman diventa veramente insopportabile quando parla.
La voce -il film è in originale- spacca, ma quello che dice non ha alcun senso.
Per capirci meglio io di quello che dice l'Uomo Gufo non ho capito un cazzo.
Sentenzioso, allusivo, colto, insopportabile.
Se ho capito bene dovrebbe essere una specie di signore dei sacrifici, uno al quale dai qualcosa in cambio di altro.
Poi, spiegano, che quello è il Moloch anche se io non l'avevo mai visto raffigurato con la testa di Gufo, ne so na sega io.
Insomma si va avanti, tra immagini sempre più frammentate, piume perse qua e là, atmosfera di minaccia costante e anche una discreta empatia per questa brava persona perennemente devastata e piangente.
Nell'ultima mezz'ora il tasso horror si alza notevolmente portando almeno ad un'ottima scena, quella in bagno.
E, finalmente, iniziamo anche a capirci qualcosa anche se, va detto, la storia si regge in piedi non proprio perfettamente.
Resta un horror coraggioso però, con un suo forte stile, con un'idea da portare in fondo e con questo strano ibridismo di ottime cose ed altre ai confini dell'amatoriale e dell'insopportabile.
Solo per pazzi e appassionati come me.
Un possibile cult.
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