Regia di Lambert Hillyer vedi scheda film
Finalmente un film Universal di mostri che mi abbia soddisfatto per davvero.
Son rimasto molto deluso dalla recente visione di Frankenstein (1933), La moglie di Frankenstein (1935), leggermente rinfrancato dal meno conosciuto Il segreto del Tibet (Werewolf of London, 1935). I celebri films di Whale non mi sono proprio piaciuti granchè.
Ma ecco che, quando meno me lo aspetto, vengo premiato.
La figlia di Dracula m'è piaciuto per la bella recitazione, la direzione piena di atmosfera del misconosciuto Lambert Hillyer (che mi aveva già soddisfatto con Il raggio invisibile, pure del 1936 e per aver diretto un episodio nella serie western a basso budget del mitico Tim Holt. Gli unici tre film che compaiono su FilmTv li ho forniti io, e stanno lì a testimoniare quanto sono stato furbo), per il senso di tragedia che sa trasmettere.
C'è una bellissima scena notturna in mezzo al bosco, rischiarata dal solo fuoco e accompagnata da una musica sommessa sorretta dal pizzicato grave e regolare degli archi, in cui la contessa Marya Zaleska (Gloria Holden) conduce la cerimonia di esorcizzazione e purificazione del padre. Il dramma del film sta tutto nella volontà fondamentale della contessa di sfuggire alla maledizione ed avere una occasione per essere donna, ben chiarito da questo dialogo col servitore Sandor (Irving Pichel) che segue il rogo del corpo, con tanto di uso della croce da parte sua.
Contessa: - Libera. Libera per sempre. Capisci cosa significa, Sandor? Libera di vivere come una donna nel luminoso mondo dei vivi, invece che fra le ombre dei morti.
Sandor: - Forse.
Contessa - Che vuoi dire?
Sandor: - Questa notte è quasi finita. Chissà cosa porterà la prossima.
Scena davvero bella per atmosfere, senso di rassegnazione ben sottolineato dalla musica, recitazione da parte di una bravissima Gloria Holden.
C'è un'altra scena che a mio parere vale oro. La notte successiva, mentre continuano i cattivi presagi del fallimento
Contessa: - Pensi che sia una notte come le altre? Ti sbagli, Dracula è annientato. Il suo corpo è in cenere, l'incantesimo è rotto. Ora posso vivere e pensare normalmente, perfino suonare musica normale. Ascolta!
la contessa si mette al pianoforte ed attacca il meraviglioso Notturno in FA diesis op.15 n.2 di Chopin, forse una delle sue creazioni migliori. http://youtu.be/5cQ4KuuNZB0
La contessa inizia a suonare, viene sempre più umanizzata e ben definita, gli occhi di una donna defraudata del suo diritto di esistere come donna, ricorda i tempi in cui la madre le cantava la ninna nanna, mentre Sandor riporta i sogni della contessa ai sinistri presagi cambiandoli di segno.
Contessa: - Il crepuscolo, ombre lunghe sulla collina.
Sandor: - Ombre maligne.
Contessa: - No, ombre serene, lo sbattere di ali sugli alberi.
Sandor: - Le ali dei pipistrelli.
Contessa: - No, le ali degli uccelli! (...)
Il notturno raggiunge la parte centrale "agitato" (da 1'29 al punto culminante a 1'55 del link)
Sandor: - Perchè hai paura?
Contessa (come trasportata dalla musica e rapita dai sogni ad occhi aperti): - Non ho paura, mi sento libera.
e, quando il dialogo raggiunge il culmine, anche la musica viene intensificata davvero intelligentemente, affidando all'orchestra il punto più drammatico.
Sandor: - Quella musica non parla di libertà.
Contessa: - No, no...Hai ragione!
Sandor: - Parla delle tenebre, di cose malvagie, di luoghi oscuri.
Contessa: - Basta! Basta! Basta! [il Notturno si interrompe].
Come guardando in una dimensione che lei sola vede, cerca rassicurazione proprio come una donna fragile.
Contessa: - Sandor, guardami. Cosa vedi nei miei occhi? [primo piano degli occhi, la nuova musica sommessa d'accompagnamento si interrompe. Silenzio.]
Sandor: - La morte.
Secondo me la performance di questa donna è straordinaria. Si percepiscono quelle piccole movenze femminili un pò tristi che hanno davvero quelle donne che si sentono deufraudate ma che non hanno mai cercato nel vizio o in cattive azioni una riscossa, che sembrano mostrare un animo grande e la forza di accettare l'inaccettabile, unite alla classe non ostentata della contessa. Che donna memorabile!
Nel doppiaggio italiano l'effetto è perduto, non solo perchè l'attrice ha una capacità vocale espressiva notevole: invece del Notturno suddetto, viene usato il solito Notturno op.9 n.2, mandando così tutto all'inferno.
Non posso smettere di descrivere la scena, mentre la sto guardando! La contessa si avvia con passo deciso, sempre con quello sguardo da donna vera, si ferma davanti a Sandor, che le mette il mantello per uscire: niente è cambiato.
La tragedia è testimoniata anche visivamente, lei è in nero e nasconde il volto alla araba, tenendo scoperti i soli occhi e il naso, al contrario delle altre donne che possono mostrarsi liberamente.
Ci sono poi i vivaci duetti tra il dott. Garth (Otto Kruger) e l'assistente Janet, una splendida ed attraente Marguerite Churchill, che con la sua vivacità e scoperta sessualità rappresenta un ottimo contraltare al personaggio ed alla situazione della contessa, della quale diventa addiruttura gelosa quando questa si rivolge al suo capo per essere guarita (in occasione di un loro incontro, fa apposta scorrettamente il nodo alla cravatta di Garth che di nodi sembrerebbe non intendersi).
L'umorismo qui è davvero riuscito, sembra spontaneo e naturale.
Riuscitissime anche molte osservazioni, eccone una di Garth alla Contessa che mi piace particolarmente per i riferimenti alla civetteria femminile che è sottratta alla donna:
- È la prima casa di donna che vedo senza almeno venti specchi!
Proprio come John Wayne incoraggia l'alcolizzato Dean Martin che gira per le strade di Rio Bravo, poichè nessun altro può veramente aiutarci se non noi stessi, allo stesso modo il dott. Garth chiede forza di volontà alla donna.
- La vostra forza è dentro di voi!
Per aiutare gli alcolizzati, egli usa mettergli l'alcol davanti al naso
- Li facciamo arrivare al desiderio e tornare indietro. Naturalmente se vogliono davvero esser liberi.
Contessa: - Io lo voglio.
Decide così di restare in casa a dipingere. Chiede a Sandor di portarle una modella, e questi le porta Lili (Nan Grey), altra attrice perfettamente in parte. Ma i buoni propositi svaniscono presto: anche Lili viene vampirizzata.
Confessato il fallimento del tentativo al dott. Garth, ma senza dire più di quello che può sull'accaduto
- Vi ho detto tutto quel che potevo.
- Tutto quel che avete avuto il coraggio di dirmi.
tenta di convincerlo a partire con lui per la terra natia, ma questi rifiuta. Allora la donna, disperata, per obbligarlo a seguirla (sembrano richieste strazianti d'amore, le sue, e le risposte del dott. Garth un pò crudeli) rapisce Janet e la conduce al suo castello in Transylvania. Raggiunta da Garth, la contessa gli propone un "matrimonio", restare con lei per sempre fra i non morti, suscitando la rabbia di Sandor, cui era stata già promessa questa sorte. La contessa trova la morte proprio per mano dell'infuriato Sandor, che scocca una freccia proprio mentre lei sta per ipnotizzare il suo "amore", e Sandor stesso viene ucciso dalla polizia.
Janet si salva, ed anche la contessa: giace morta su un terrazzino. Viene raggiunta, su indicazione di Garth, impegnato a prendersi cura di Janet, da von Helsing e il poliziotto incredulo che l'uomo ucciso all'inizio del film da von Helsing (vedi trama nella scheda) fosse davvero un non morto.
Von Helsing: - Ecco il vostro vampiro, sir Basil. La freccia. Un dardo di legno nel cuore come il paletto in quello di lui.
Sir Basil: - Che bella donna!
Von Helsing: - Era bella quando morì... cento anni fa.
Dissolvenza in nero, la luminosità degli occhi ancora aperti è l'ultima a sparire del volto della donna, che ora sembra sereno e in pace.
In tale, magnifico film, scorgo il predecessore della versione di Dracula di colui che ritengo il massimo regista horror, Terence Fisher. Vi sono una certa serietà e prestanza fisica del prof. Garth, che sembrano preludere a quelli del celebre Van Helsing di Peter Cushing (nel primo Dracula con Lugosi, questi era anziano e pacato; l'attore che lo impersona è sempre lo stesso, Edward Van Sloan, qui col "van" cambiato in "von". Accusato di omicidio, deve stare in carcere).
C'è l'atmosfera, la messa in scena della popolazione terrorizzata dal ritorno di Dracula, testimoniata da una finestra accesa.
Ci sono le inquadrature del castello viste dal borgo, con le figure fantastiche che adornano lo stesso.
In particolare, il "risveglio" serale della sventurata vampira merita un cenno: qui la bara si apre, la mdp si sposta sulla finestra, il buio scende in maniera "accelerata", la mdp si sposta nuovamente e ci mostra la contessa in piedi. Mi riesce difficile non scorgervi quasi con certezza il modello ispiratore di una scena del capolavoro di Fisher, dove appare trasformata, quando Johnathan Archer elimina la vampira, le cui urla ridestano d'improvviso il principe delle tenebre. Questi apre gli occhi, guarda verso la finestra della cripta, che mostra un accelerato scendere dell'oscurità, poi la soddisfazione sul volto del vampiro rassicurato dal tramonto. Archer si gira e scopre che la bara del conte è vuota.
C'è anche la stringatezza del finale a ricordarmi l'essenzialità di quelli fisheriani. La vampira giace per terra, trafitta dalla freccia del suo servo, sul primo piano del suo volto ora sereno (di nuovo nell'eccellente Le spose di Dracula, del 1960, c'è una anziana donna che chiede di essere trafitta dal paletto, e sul cui volto scende, in modo molto chiaro, la pace).
Son stato davvero furbo a vedere quest'altro piccolo, grande gioiellino da aggiungere alla mia collezione di cari ricordi esorcizzatori della mia triste condizione di povero diavolo sciagurato, assediato, come Vincent Price dai vampiri in L'ultimo uomo della terra, dai terribili Magari-non-fossero-nati.
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