Una liceale viene brutalmente assassinata. Uno dei sette uomini dietro all'omicidio viene rapito sulla strada di casa da alcuni soldati altamente addestrati. Torturato, è costretto a scrivere una confessione per il delitto prima di venire rilasciato. Smettendo di credere di essere l'uomo invincibile di un tempo, comincia a soffrire di terrori che lo dominano. Tuttavia, apprende più tardi che anche la maggior parte dei coinvolti nell'assassinio è stata rapita, torturata e in qualche caso spinta al suicidio. Insospettendosi su coloro che lo hanno sequestrato, decide allora di seguire la successiva vittima e di scoprire il loro nascondiglio.
Kim ki-Duk si conferma grande regista anche se sembra allontanarsi dalla precedente filmografia. Indaga sugli estremi di frustrazione e rabbia, ma anche di pentimento e religiosità, sulla impossibilità della violenza come strumento di liberazione e redenzione. Un film potente, fra i suoi migliori, nonostante l’incomprensione di molti commentatori.
È un film molto cupo, a conferma dell'ossessivo e crescente pessimismo di Kim Ki Duk, ed è anche uno degli ultimi del grande regista coreano fra i più apprezzati dal pubblico occidentale.
A caldo mi sento di dire, citando il rag. Ugo Fantozzi, che si tratta di una "cagata pazzesca". Ma mi riprometto di rifletterci meglio per dimostrare che la prima impressione è quella che conta.
Oh Min-ju è il nome di una studentessa che, di notte in una strada di Seul, senza apparente motivo, viene aggredita e soffocata col robusto nastro adesivo che alcuni energumeni le stringono sul volto per provocarne la morte.
A questa prima scena del film seguono un po’ di telefonate in cui i killer annunciano a un misterioso interlocutore il pieno successo… leggi tutto
Prepotenza, sopraffazione, controllo, spersonalizzazione.
Viltà, codardìa, sordidezza, meschinità.
Mancanza di coscienza, di dignità, di morale.
Solo istinto di conservazione.
Sopravvivenza.
Con “Chi sono io?” Kim ki-duk fa il punto della situazione sulla condizione in cui versa la nostra umanità. E cosa, in fondo, è… leggi tutto
Possibile che l'autore di film altamente poetici (Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera, Ferro 3), capace di fotogrammi che sembrano dei quadri, sia lo stesso di questo One on one? È stato necessario ricontrollare il titolo del film e i database su internet per accertarmene. Sì, è proprio lui: Kim Ki-Duk. Che fine abbiano fatto la sua poetica… leggi tutto
Oh Min-ju è il nome di una studentessa che, di notte in una strada di Seul, senza apparente motivo, viene aggredita e soffocata col robusto nastro adesivo che alcuni energumeni le stringono sul volto per provocarne la morte.
A questa prima scena del film seguono un po’ di telefonate in cui i killer annunciano a un misterioso interlocutore il pieno successo…
Possibile che l'autore di film altamente poetici (Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera, Ferro 3), capace di fotogrammi che sembrano dei quadri, sia lo stesso di questo One on one? È stato necessario ricontrollare il titolo del film e i database su internet per accertarmene. Sì, è proprio lui: Kim Ki-Duk. Che fine abbiano fatto la sua poetica…
Giunto alla sua ventesima opera, Kim Ki-duk sceglie di confrontarsi apertamente con una tematica d’impegno sociopolitico, denunciando le falle di un sistema avido e corrotto. In contrasto con la ferina afasia in cui si esprimeva il cupo nichilismo di Moebius, l’inconsueta abbondanza di dialoghi che satura One on One vorrebbe farsi infatti polemica propositiva, messaggio sociale…
Il film parte con uno stupro collettivo che finisce in tragedia e mette in moto un meccanismo di vendetta da parte di cosidetti "vigilantes" e alla fine troveranno modo di eliminarsi fra loro.Premettendo che Kim Ki-duk non solo e' uno dei registi che seguo con piacere ,ma aspetto con ansia ogni sua uscita (essendo prolifico non si fa mai aspettare).Devo ammettere che questa…
One o one la recessione. Ovvero ma quel tipo li é un ninja o gli altri sono tutti sordi? Seguono degli spoiler perché spiegare un film koreano non è così semplice come può sembrare. Prima di tutto cercate di non dimenticare i volti mentre guardate questo film, perché porca troia, questa pellicola, è la prova che sti cazzo di asiatici sono…
Prepotenza, sopraffazione, controllo, spersonalizzazione.
Viltà, codardìa, sordidezza, meschinità.
Mancanza di coscienza, di dignità, di morale.
Solo istinto di conservazione.
Sopravvivenza.
Con “Chi sono io?” Kim ki-duk fa il punto della situazione sulla condizione in cui versa la nostra umanità. E cosa, in fondo, è…
Dopo la pausa coincisa con una lunga crisi creativa ed esistenziale, Kim ki Duk sembra tornato quello di sempre. Dalla vittoria del leone d'oro (Pietà) infatti, il regista coreano ha ripreso a girare con i ritmi che gli sono piu congeniali, realizzando tre film in altrettanti anni. Una vitalità che ha preso in contropiede i nostri distributori, capaci di…
71. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA – GIORNATE DEGLI AUTORI (FILM D’APERTURA)
Al crepuscolo, tra i vicoli di un quartiere popolare, una giovane donna si rende conto di essere seguita e cerca di sottrarsi ai suoi assalitori, ma invano: aggredita brutalmente, viene letteralmente bloccata ed incerottata così accanitamente che il nastro finisce per soffocarla…
Dopo tanta pioggia, ecco finalmente la tempesta: non però quella turbinante del disaster movie Into the Storm, che nella classifica provvisoria dei film in uscita in questa fine di agosto occupa per noi l'ultima…
Suicidio intellettuale [così come Kim ne ha già fatti: ogni suo film è definitivo].
Le prime parole del regista coreano nella presentazione di One on One in occasione della Giornata degli Autori del 71° festival di Venezia sono state quelle di guardare attentamente alla prima scena, perché in essa vi si trova una metafora che prescinde l’atto…
Morte accidentale (?) di una studentessa in apertura di film. Che sia un delitto? Di sicuro ci sono dei colpevoli, e pure un gruppo di misteriosi personaggi (terroristi?) che uno a uno catturano i responsabili (?) sottoponendoli a sevizie giustizialiste che contemplano, immancabili, randellate e martellate. Ce n’est qu’un début, perché come già nel…
A due anni di distanza dal Leone d’Oro vinto con Pietà e a un anno dalla controversa presentazione di Moebius fuori concorso, Kim Ki-duk ritorna… segue
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Commenti (3) vedi tutti
Kim ki-Duk si conferma grande regista anche se sembra allontanarsi dalla precedente filmografia. Indaga sugli estremi di frustrazione e rabbia, ma anche di pentimento e religiosità, sulla impossibilità della violenza come strumento di liberazione e redenzione. Un film potente, fra i suoi migliori, nonostante l’incomprensione di molti commentatori.
commento di giammazÈ un film molto cupo, a conferma dell'ossessivo e crescente pessimismo di Kim Ki Duk, ed è anche uno degli ultimi del grande regista coreano fra i più apprezzati dal pubblico occidentale.
leggi la recensione completa di laulillaA caldo mi sento di dire, citando il rag. Ugo Fantozzi, che si tratta di una "cagata pazzesca". Ma mi riprometto di rifletterci meglio per dimostrare che la prima impressione è quella che conta.
commento di omero sala