Regia di Otto Preminger vedi scheda film
Grande Preminger, come sempre. Qui siamo in presenza forse più di un poliziesco in senso stretto che di un noir, comunque il film è teso e asciutto, e al livello dei migliori del regista tedesco, anche se purtroppo tra i meno noti (chissà perché). Ricorda per più aspetti "La donna del ritratto" di Fritz Lang. Ma mentre lì l'attenzione del regista era rivolta all'angoscia del protagonista che teme di essere scoperto, qui l'analisi si concentra sul suo dilemma morale e sul terribile problema di coscienza che si trova ad affrontare: non confessare il suo delitto, tenendosi sulla coscienza un peso tanto maggiore per veder condannato un innocente per giunta padre della donna di cui si innamora, o sputare il rospo e andare in galera. Una volta problemi di coscienza di questo tipo, soprattutto riguardo al peso insopportabile costituito da un omicidio inconfessato, erano ancora reputati di cruciale importanza e degni di analisi. Oggi si tende a dire "che te ne frega, l'importante e farla franca e in barba a tutti". Tornando al film, l'ambientazione è cupa e claustrofobica, quasi tutta in interni e notturna, il tono è dimesso e non enfatico (anche nelle scene degli omicidi), la recitazione di alto livello. I tormenti interiori di Dana Andrews che gli plasmano il volto, soprattutto quando sta quasi per vuotare il sacco a Gene Tierney ma poi fa marcia indietro, sono una grande prova di regia e di recitazione. Su tutto un certo determinismo psicologico e il tema dell'ereditarietà delle tendenze negative, su cui si erge la forza redentiva dell'amore, tema molto presente nel cinema dell'epoca. Il finale è a denti stretti, anche se sostanzialmente positivo e liberatorio, ma vede i dialoghi piuttosto modificati nella versione italiana (che ho potuto confrontare grazie al DVD), la quale si sforza di aumentare l'ottimismo dell'epilogo. Operazioni di questo tipo, che in sostanza puntano a snaturare il messaggio dell'opera - benché solo parzialmente - mi sono particolarmente sgradite. Tra l'altro il titolo italiano è proprio insulso: non significa nulla ed è fuori tema rispetto al film. Comunque ci troviamo di fronte ad un cinema che non c'è più, sia per l'ottima realizzazione formale che per la profonda analisi delle problematiche morali e psicologiche che porta avanti.
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