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Sugarland Express

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Sugarland Express

di giurista81
7 stelle

Uno Spielberg minore, che debutta nel mondo cinematografico muovendosi sulle coordinate del B-Movie, ma prossimo a oltrepassarle verso la conquista di Hollywood. Sugarland Express prosegue nel solco del road movie tracciato da Duel (1971) e offrirà spunti per successivi cult quali Convoy – Trincea di Asfalto (1978) di Sam Peckinpah che ne amplificherà l'ironia e la portata dissacrante, arrivando fino al nuovo secolo con prodotti quali Radio Killer (2001) e Cop Car (2015). Se il film di Peckinpah manterrà il taglio “sovversivo” portandolo sempre più verso la farsa, il film di Spielberg volgerà verso un epilogo tragico e, per questo, molto più realistico (nonostante le premesse folli, pur se ancorate a un fatto che si dice esser accaduto veramente). Sugarland Express è anche una feroce critica al sistema politico/sociale degli Stati Uniti e alla gestione della giustizia. Mostra quanto la brama da far west serpeggi ancora nella società americana dei primi anni settanta, non solo tra i poliziotti ma tra i cittadini degli stati meridionali; evidenzia inoltre quanto le capacità diplomatiche di venire a capo di una situazione critica, pur se al cospetto di due balordi improvvisati che poi sono tutt'altro che dei cattivi, siano del tutto subordinate alla voglia di ricorrere alla scorciatoia delle armi. Niente a che fare con le storie di personaggi quali quelli che vedremo in una delle prime sceneggiature di Quentin Tarantino trasposte al cinema in occasione di Natural Born Killers (1994) di Oliver Stone o in quelli al centro dell'intreccio de La Rabbia Giovane (1973) che, proprio l'anno prima dell'uscita di Sugarland Express, avevano tenuto in scacco la polizia. La coppia di Spielberg non cerca di fuggire dalla realtà o di ribellarsi a una società che non accetta, né commette omicidi a sangue freddo (“non avrebbero ucciso nessuno, con quella pistola” afferma il poliziotto squestrato), ma cerca soltanto, con modalità sbagliate e idiote, di riprendersi quel figlio che è stato loro tolto dagli assistenti sociali.

Emblematiche e centrali, per la comprensione del film, sono l'atteggiamento della popolazione (che si schiera in favore dei due banditi) e soprattutto l'evoluzione del poliziotto sequestrato che comprende la natura dei personaggi con cui ha a che fare e fa di tutto per cercare di salvarli dalla reazione dei colleghi. Bello, a dimostrazione dell'attitudine di Spielberg di lavorare anche al servizio di produzioni minori. Poetica l'ultima inquadratura contrastata da uno sfondo arancione perfettamente reso dalla fotografia.

Tra gli attori spicca la simpaticissima Goldie Hawn (nome quasi da esoterista), una delle attrici emergenti dell'epoca che poi non sfonderà quanto sarebbe stato lecito attendere. Già vincitrice di un Premio Oscar e di un Golden Globe come migliore attrice non protagonista (con Fiore di Cactus), conquisterà altre sette nomination ai Golden Globe lavorando soprattutto in commedie. Eppure è perfetta in un ruolo drammatico, ma affrontato con ilarità e continui sbalzi di umore. È lei la ragazzina ingenua e facilona che innesca tutto il pandemonio, pur non incarnando il prototipo di ragazza scapestrata (caso mai idiota). Gli sceneggiatori ne sottolineano la caratterizzazione quando la mostrano preoccupata per il prigioniero, al punto da portarla a consegnargli una coperta per la notte, con questo che le chiede di spegnere la radio (dove il padre ha appena dichiarato che le sparerebbe, come se già fossero in pochi a volerlo fare, così da evitare che possa esser ferita moralmente). Il carisma della giovane offusca i due compagni di avventura che non hanno il suo talento e avranno una carriera di minor lustro. William Atherton, che interpreta il giovane marito della donna, sarà ricordato soprattutto nel ruolo dell'agente che cerca di boicottare gli acchiappa-fantasmi di Ghostbusters (1984), facendoli passare per truffatori.

Da sottolineare infine la presenza sul set di due professionisti che diventeranno dei fedelissimi collaboratori di Spielberg: John Williams alla colonna sonora (fresco del primo Oscar ottenuto con la colonna sonora Il Violinista sul Tetto; ne vincerà altri quattro, tre dei quali al servizio di Spielberg) e Joe Alves alla scenografia (vincerà un BATFA per la miglior scenografia con Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo con Spielberg, ma sarà indimenticabile soprattutto per le scenografie di 1997 Fuga da New York di Carpenter).

Dunque un film, per molti dei suoi partecipanti, trampolino di lancio verso la scalata al successo, eppure ancora confinato nell'area destinata ai B-Movie.

 

 

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