Regia di Mauro Morassi, Dino Risi vedi scheda film
Rimessa insieme pressoché l'intera squadra de Il sorpasso (l'unico assente ma solo ufficialmente è il regista Dino Risi, ma risulta che sia stato lui a dare il maggior contributo dietro la macchina da presa), questo film vede un'evoluzione del personaggio di Bruno Cortona in quello meno esuberante ma più cinico di Giulio Cerioni, che da funzionario di una ditta di investimenti nel settore edile, non si sente minimamente gratificato dal suo status economico. Di umili origini contadine Giulio è laureato in legge, ma le 130.000 lire mensili che, insieme allo stipendio della moglie, gli consentono di avere una fiat 1100 un bell'appartamento e una domestica lo fanno sentire frustrato di fronte ai casi di successo di suoi conoscenti o ex compagni di scuola che, molti privi di preparazione, hanno raggiunto posizioni di estremo benessere. L'idea per una speculazione molto redditizia Giulio ce l'ha, proprio grazie al suo lavoro e dimenticandosi ogni forma di etica professionale, così come si dimenticherà di ogni relazione di amicizia, parentela o affetto per ottenere la cifra essenziale per concludere il succulento affare. Solo troppo tardi Giulio vedrà vividamente cosa ha perso per entrare a far parte di quella società che ha sempre invidiato. Il tema delle controversie del boom economico era più che di attualità: negli anni in cui l'Italia sembrava marciare senza sosta verso la grande produzione di massa, verso le catene di montaggio con le auto che invadevano le strade, il cinema aveva appunto inquadrato pregi e difetti di questo contesto. Sempre nel 1963 escono altri 2 bei film su questo tema: il commovente Il maestro di Vigevano ove anche la categoria degl insegnanti viene insidiata dalla bramosia di potersi arricchire e dalla frustrazione di veder pagato il proprio lavoro una miseria rispetto al successo che ottengono gli imprenditori nel settore del calzaturiero, l'altro, dal titolo emblematico è proprio Il boom sempre incentrato sulla necessità di denaro che porta il protagonista ad una scelta scriteriata. Con Il successo si ha l'impressione di un film riuscito a metà: la prova di Gassman è fin troppo istrionica, estremamente pedante nel suo personaggio che non fa altro che paragonarsi al successo raggiunto dai suoi conoscenti. Inoltre l'idea iniziale sebbene interessante alla lunga stanca e non offre chissà quali sorprese (anzi l'epilogo appare abbastanza scontato). Per contro il mestiere del regista si vede in alcune sequenze molto ben orchestrate: l'incontro tra Gassman ed il suo ex compagno di classe Lallo Bertini, interpretato da un fantastico Umberto D'Orsi, divenuto un ricchissimo rappresentante di elettrodomestici e nostalgico dei tempi del duce è una bella punta di cattiveria. Anche la sequenza alla festa con un viscido Riccardo Garrone insieme agli altri ricchi appare come uno di quei tocchi tipici di un regista come Risi. Trintignant è relegato ad una spalla timida con molto molto meno spazio e sfaccettature che ne Il sorpasso.
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