Regia di Paul McGuigan vedi scheda film
Mi aspettavo molto peggio, invece questa nuova versione di Frankenstein non è male. È vero che in passato sull'argomento si è visto di meglio, ma qualche elemento di originalità e di interesse si trova anche qui e l'attenzione resta alta per l'intera durata del film. L'originalità è rappresentata in particolare dal personaggio di Igor, che preso in prestito da altre pellicole, viene rivisitato completamente, e l'interesse nel fatto che focalizza l'attenzione unicamente sul delirio di onnipotenza del dr. Frankenstein, che, come viene detto fin dall'inizio, è il vero mostro. L'uomo che vuole farsi dio, o sfidare Dio, o imitarlo, a seconda dei punti di vista, simboleggia il pericolo che la deriva della scienza può costituire, quando non è supportata dall'etica. Sotto questo aspetto è curioso come il personaggio più positivo si riveli essere il detective Turpin, nonostante abbia il volto di Andrew Scott, che sembra nato per ruoli subdoli e perfidi. È il primo a rendersi conto della follia di Frankenstein e del pericolo che può costituire ed è l'unico che cerca veramente di fermarlo. Le creature di Frankenstein non si rivelano altro che creazioni e il loro ruolo resta marginale, cosa che probabilmente delude buona parte degli spettatori, dando però al film un tono più realistico, in quanto non può avere un'anima una creazione dell'uomo. Da questo ne consegue anche una minore profondità rispetto al libro, venendo a mancare gli aspetti psicologici del rapporto creatore-creatura. L'ambientazione cupa ha un discreto fascino. Mentre il cast rappresenta l'aspetto più negativo: Daniel Radcliffe è monoespressivo e sembra perennemente spaesato, James McAvoy non mi è parso all'altezza e Andrew Scott va bene solo se si voleva dare una nota ambigua al personaggio e far sorgere nello spettatore il dubbio da quale parte stare.
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