Regia di Joe Wright vedi scheda film
È stato uno dei più clamorosi flop del 2015 per la Warner, tanto che potrebbe aver causato perdite tra i 130 e i 150 milioni di dollari. Ma al di là del box office, è proprio l’adattamento che sembra essere andato completamente fuori strada. Una magia artificiale e prefabbricata, un’illustrazione senz’anima dove, dietro le inquadrature, si fa fatica a rintracciare i tratti del disegno. Non si vola come nel cartoon Disney, non c’è l’incalzante avventura dello spielberghiano Hook. Nessuno pretendeva questo. Ma lo sguardo di Joe Wright sembra approcciarsi a un immaginario consolidato come se dovesse ridurre per lo schermo Tolstoj (Anna Karenina) o Jane Austen (Orgoglio e pregiudizio). Una notte il dodicenne Peter, che vive in un orfanotrofio londinese, viene trasportato nel mondo fantastico di Neverland. Qui stringe un’alleanza con la guerriera Giglio Tigrato e con Hook per sconfiggere lo spietato pirata Barbanera. Già il cast è male assortito: Hugh Jackman sembra arrivare da Les misérables di Hooper, Rooney Mara da un film di Fincher e in Levi Miller prevale la paura rispetto all’incoscienza. Wright però inasprisce ulteriormente ogni dettaglio, svilisce la tensione (la scena in cui i bambini vengono portati via dall’orfanotrofio sembra la parodia di un film di Shyamalan), guarda in modo strabico a Dickens/Lean, ma senza fascino nella visione di Londra, e soprattutto snatura colpevolmente l’Isola che non c’è.
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