Regia di Nicolas Gessner, Luciano Lucignani vedi scheda film
Una commedia di scarsa riuscita, zeppa di gag stereotipate e basata sul classico inseguimento tra mille insidie, dal finale tutt'altro che a sorpresa: questa è Una su 13, pellicola tratta dal romanzo russo del 1928 Le dodici sedie, firmato da Arnoldovic e Petrov. Sullo schermo si alternano Vittorio Gassman, Orson Welles, Vittorio De Sica (questi ultimi due in poco più che una comparsata), Sharon Tate, Terry-Thomas e Ottavia Piccolo: eppure il prodotto non funziona, la trama appare sconclusionata, troppo slegata nel complesso, come se si trattasse di una raccolta di episodi legati assieme alla meglio, su un filo conduttore esile quanto mai. Si parte da un soggetto forse privo del giusto appeal, ma di sicuro non aiuta granché lo stravolgimento subìto in fase di sceneggiatura (Lucia Drudi Demby, Antonio Altoviti, Luciano Lucignani, Nicolas Gessner e Marc Behm); in sostanza manca la verve necessaria per una storia così frenetica. Probabilmente anche la scarsa esperienza dei due registi non ha aiutato: se per Lucignani si tratta della quarta regia in assoluto (mai un lungometraggio firmato da solo, però), per Gessner si tratta del quinto titolo, incluso un corto, dietro la macchina da presa. L'ambientazione storico-culturale traspare con la massima evidenza: siamo in tempi di Swingin' London, amore libero e contestazione giovanile; tutto materiale che fa da contorno alla storia, distraendo un minimo lo spettatore. L'anno successivo andrà decisamente meglio a Mel Brooks con il suo Il mistero delle dodici sedie, che ripesca il medesimo romanzo. 3,5/10.
13 sono le sedie che vanno in eredità al barbiere italoamericano Mario. In una di esse è nascosto un patrimonio: parte la caccia al tesoro, ma si concluderà in maniera beffarda.
(Re-visione 1/10/21)
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