Sei minuti e mezzo in una piccola discarica sulla spiaggia, fra rifiuti abbandonati che creano nuove forme e nuove vite.
Una suggestione di Chris Marker, o meglio sei minuti e mezzo di suggestioni à la Chris Marker: sia pure breve, sia pure privo di parole, Junkopia rivela il suo autore in maniera indiscutibile. Innanzitutto c'è una realtà desolante, ma non desolata, come quella di una piccola discarica, un minuscolo mondo abbandonato sulla spiaggia; in questo angolo dimenticato dall'uomo, però, trionfano gli immancabili animali di Marker: pesci, fenicotteri, persino un canguro, tutti ricavati assemblando scarti, rifiuti, materiale che l'essere umano ha giudicato non più utile nel suo personalissimo mondo. Ma fra le creature di questa 'utopia della spazzatura' (traduzione attendibile di Junkopia) non mancano esseri meccanici come un aereoplano o una nave e altri relitti in attesa di nuova vita; da segnalare l'uso della colonna sonora, che in mancanza di parole sfrutta effetti sonori come contrappunto o commento della scena (es., il rumore di vetri frantumati inquadrando una bottiglia rotta). Nel 1981 Marker stava girando Sans soleil; negli studios di San Francisco in cui era impegnato ebbe l'illuminazione per questa breve scheggia filmica e trascinò con sè due collaboratori (Chapman e Simeone, accreditati come co-registi) nelle riprese di Junkopia. L'ennesimo dettaglio non trascurabile all'interno di una filmografia sconfinata e irrequieta come quella dell'autore di La jetée. 6,5/10.
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