Regia di Lucas Pavetto vedi scheda film
Viola è bella ma ha il broncio fisso, a volte sembra serena, anche se qualche evento passato la turba; soffre il forzato entusiasmo domestico dal quale fugge per fumare di nascosto. Spesso si sofferma a guardare la luce o un prato rimanendone spaventata, non ama l’ironia e nemmeno il miglior amico del marito. Lui, Nicola, ne soffre un po’, ma è premuroso (anche se ovviamente nasconde un comportamento ossessivo e violento, o forse no...), tanto che per farla rilassare la porta nella casa di campagna dello zio, le fa da mangiare e le nasconde gli antidepressivi. Ma le sigarette sbucano sempre fuori e diventano rischiose, specie se per fumarle Viola si avventura in anfratti bucolici appartentemente quieti, ma che lei, dopo aver comunicato con una mantide, avverte come pericolosi. Dai presagi si passa ai disvelamenti sul passato e sulle personalità dei protagonisti e finalmente (dopo 50 minuti) la mattanza ha inizio: la casa di campagna diventa il teatro della follia e dello scontro tra i coniugi, con tanto di omicidi cruenti disseminati lungo il cammino. Maldestro nelle soluzioni e nello sviluppo, penalizzato da un ritmo catacombale, da dialoghi affettati e dalla non presenza scenica della protagonista, il film annega nel già visto, si appiglia a qualche sterzata gore senza avanzare mai una soluzione personale cercando di muoversi dalle parti del thriller psicologico, fino all’inevitabile colpo di scena e al relativo spiegone conclusivo.
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