Regia di Richard Brooks vedi scheda film
Inizio '900. Il vecchio West è al tramonto, ma, per i suoi "reduci", c'è ancora spazio per azione e gloria. La redazione di un prestigioso quotidiano organizza una corsa a cavallo attraverso terre ancora selvagge, per una lunghezza complessiva di settecento miglia. Tra i partecipanti, sono presenti due amici scampati al recente conflitto contro la Spagna, un messicano male in arnese, una ex-prostituta interessata ad aiutare il suo uomo, attualmente ai lavori forzati, un giovane spocchioso ed insolente, un gentlemen britannico, ed infine un anziano cow-boy. L'opera del regista statunitense Richard Brooks racconta l'avventura, le motivazioni e l'indole di questi personaggi, rappresentanti di una società in via di estinzione, legata all'epopea della colonizzazione del West. Nei primi anni del XX Secolo, poco rimane d'inesplorato. Gli U.S.A. sono ormai una nazione che, pur nelle sue contraddizioni ed i suoi mali, tra i quali un montante razzismo, corre lungo la via del progresso, fa pesare il proprio ruolo nello "scacchiere" internazionale - da poco si è conclusa la guerra che l'ha vista opposta alla Spagna per il controllo di Cuba, ed altri territori - e nel suo avanzare non dimentica il proprio recente passato, celebrato tramite manifestazioni come la gara descritta nel racconto. Nella narrazione della contesa elaborata dall'organo di stampa, i concorrenti si contendono un ricco premio sfidando le insidie di una natura ostile e le fatiche del viaggio in groppa ai loro fidi destrieri. La realtà è molto diversa; l'evento richiama scommettitori interessati non tanto all'epicità dell'impresa, quanto alle poste messe in gioco, ed i personaggi sono tutti, più o meno, dei perdenti. Persone in difficoltà, bisognose di denaro, non felici di confrontarsi con un ambiente selvaggio, ed in grado di sopravvivere ad esso poichè da sempre abituate a combatterlo. Seguiti dal treno degli organizzatori, incalzati da un sidecar in grado di viaggiare più rapidamente delle cavalcature, i protagonisti si scontrano, ma, più spesso, si incontrano, finendo per solidarizzare tra loro. Dai dialoghi ne comprendiamo la tenacia, la disperazione, le motivazioni. Tra essi, colpiscono il personaggio di Sam Clayton (Gene Hackman), animato da sincero amore per i cavalli e da altrettanto dolore per le loro sofferenze, di cui la sceneggiatura non fa economia, evidenziandone la futilità. Molti animali muoiono, di fatto, per un gioco. Colpisce altresì il personaggio di Miss Jones (Candice Bergen), donna dal passato torbido, in gara a vantaggio del fidanzato, da anni in stato di prigionìa. L'aiuto va molto oltre quanto ella dichiari agli altri partecipanti; coincidendo il percorso di gara con il luogo di detenzione dell'uomo, Miss Jones l'aiuta a fuggire. Ma l'estrema violenza del compagno, evidentemente interessato più a fuggire insieme ad altri banditi che a lei, le fa comprendere che si era illusa sulla sua natura. Carbo (Jean-Michael Vincent) è un giovanotto prepotente che ha tempo ed occasione per pentirsi sinceramente del suo atteggiamento sgradevole. Luke Matthews (James Coburn) condivide il proprio passato con quello di Sam e sceglie, in epilogo, di attenderlo, per tagliare il traguardo contemporaneamente a lui. Un povero messicano partecipa alla contesa pur afflitto da un tremendo mal di denti, che contrasta con droghe varie. Questi sono gli "eroi" celebrati dalla stampa ed applauditi al traguardo da spettatori festanti ed ignari; laceri, sporchi, stanchi, sfiduciati, lasciati indietro dal progresso, reduci di un passato i cui aspetti negativi sono stati trattati in sordina dalla narrativa inneggiante alla "conquista del West". C'è spazio per riflessioni maliconiche indotte dalla caratterizzazione dei personaggi, in questo racconto, ma anche tanto divertimento. L'azione è molta e varia; i panorami inevitabilmente variegati e tutti molto belli; la colonna sonora, vivace ed incalzante. Buon western atipico, appassionante e ricco di spunti di riflessione di stampo "revisionista".
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